24/07/2011
Come liberare le strade dalla “monnezza”? Per sopperire all’emergenza acuta i rifiuti o venivano inviati fuori regione, anche all’estero, o conferiti in discariche campane, molte delle quali ormai sature, oppure in nuove discariche realizzate ad hoc. Tuttavia poiché la raccolta differenziata non decollava anche queste ultime che, con fatica e sfidando il malcontento della gente, erano state realizzate venivano saturate in tempi brevi. In più, poiché mancavano adeguati impianti per il trattamento dell’umido, le discariche erano “sporche” e producevano grandi quantitativi di percolato con ulteriori problemi per il trattamento di tale liquido altamente inquinante.
Facemmo delle proposte. Identificammo il numero e la capienza degli impianti da fare immediatamente, con particolare riferimento agli impianti di compostaggio; fornimmo indicazioni per avviare al più presto la raccolta differenziata avendo coscienza che per portarla a livelli accettabili ci sarebbe voluto del tempo. Di personale disponibile ce n’era in abbondanza; erano stati assunti, infatti, dal 2000 in poi circa 2.500 lavoratori socialmente utili proprio per potenziare la raccolta differenziata nei vari comuni campani; farli lavorare però era tutt’altra faccenda…
La Commissione ambiente del Senato valutò positivamente le proposte, così pure il Governo…..Oggi scopro che nulla di quanto apprezzato è stato fatto. La raccolta differenziata è ancora pressoché bloccata, forse al 19 per cento, con i soliti problemi di trattamento dell’umido che viaggia per altri lidi o, trattato in maniera inefficace, finisce in discarica con costi doppi. Dopo 14 anni siamo ancora all’anno zero.
Che fare? Prioritariamente non arroccarsi in rigidi preconcetti ed asserire che “sono problemi dei napoletani”: sono problemi di tutti gli italiani perché Napoli è Italia e a Napoli la popolazione è in gran parte vittima e non compartecipe delle inefficienze e dell’insana gestione a tutti i livelli condotta. E’ necessaria una sinergia tra Governo, Regione, Provincia e Comune ciascuno per le proprie competenze. I soldi spesi fino ad oggi sono tanti. La soluzione che propongo richiede una quantità di fondi minima ma di immediata disponibilità. Ed in tal senso è necessario in prima battuta l’ausilio del Governo. Senza la certezza dei fondi le ditte e gli operatori del settore, specie nella odierna situazione economica, non saranno disposti neppure a partecipare alle gare di appalto per la costruzione degli impianti in Campania. E’ necessario un piano immediato con tempi certi di realizzazione.
La produzione dei rifiuti di Napoli e paesi limitrofi ammonta a circa 1.700.000 tonnellate all'anno, come smaltirla? C'è
un uirgente fabbisogno di impianti. Mi auguro che il comune di Napoli
raggiunga l’ambizioso obiettivo di una raccolta differenziata spinta
fino al 50 per cento entro la fine del 2012 (ricordo che le più
grandi ed evolute città metropolitane in Italia e in Europa mediamente
non superano il 40 per cento). In tal caso servono impianti di
compostaggio di capienza pari a circa 250.000 tonnellate all'anno e
accordi con il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) per il
conferimento delle altre frazioni differenziate (carta, plastica ecc..).
Per la localizzazione degli impianti di compostaggio sembra che siano
utilizzabili le aree dove attualmente sono collocati gli impianti di
tritovagliatura (gli ex CDR oggi denominati STIR); tale ubicazione è
auspicabile perché si supererebbero i problemi legati all’accettazione
degli impianti da parte della popolazione, e si limiterebbero inoltre
tempi e costi per espropri, delimitazione delle aree, impianto cantiere
ecc…
L’avvio dei detti impianti deve essere immediato; ritengo che l’ex
Commissariato rifiuti abbia nel cassetto numerosi progetti già
“pronti”, in ogni caso tenendo conto degli eventuali tempi di
progettazione, di realizzazione e di collaudo tali impianti non potranno
essere disponibili prima di dicembre 2012.
Ma è necessario costruire anche una discarica, con recupero
energetico, che abbia una capienza pari ad almeno 2 milioni di
tonnellate. Su tale punto certamente si incontrano le maggiori
resistenze. Prioritariamente perché ai più la parola “discarica” evoca
immagini da inferno dantesco, è sinonimo di inquinamento, insopportabili
olezzi ed addirittura fonte di sicure malattie; queste non sono
discariche, sono sversatoi mal costruiti ed ancor più mal gestiti. Io
ho visitato alcune discariche in Italia dove gli unici odori
apprezzabili erano quelli provenienti dagli allevamenti vicini,
garantiti da un costante e serio monitoraggio in tutta l’area limitrofa,
con il controllo compartecipato delle comunità locali. Certo se a
chiunque di noi chiedessero di scegliere se avere vicino casa propria un
parco o una discarica nessuno opterebbe per la seconda.
Se però la discarica fosse “pulita”, ben gestita e controllata ed in
più fonte di energia da fruire gratis, se fornisse lavoro ai cittadini,
e con essa si costruissero scuole, strade e biblioteche, per quel
paese, come per altri dove ciò è avvenuto, la discarica potrebbe
divenire una fonte di ricchezza e risultare ben accetta.
Roberto Jucci