22/07/2011
Lo Stato biscazziere ha trovato la gallina delle uova d'oro. In tempi di
crisi, infatti, fare cassa con i giochi è il modo più semplice. I dati,
d'altra parte, parlano chiaro. Nel 2010 la raccolta complessiva dei
Monopoli di Stato tra giochi tradizionali come lotterie e Superenalotto e
quelli di nuova generazione ha raggiunto la cifra monstre di 61,4
miliardi di euro, praticamente il 4 per cento del Pil. Molto di più di
una manovra finanziaria, insomma.
Complessivamente l'anno scorso il
business è aumentato del 12,7 per cento ma a fare la parte del leone
sono state proprio le bische online con un aumento del 34 per cento.
Nelle casse dell'Erario sono finiti 9,9 miliardi di euro, di cui 1,2
provenienti dai concessionari per tasse e diritti.
Nell'ultima finanziaria approvata dal Parlamento a tempo di record si
prevedono entrate aggiuntive da tassazioni sui giochi per 400 milioni
nel 2011, 470 nel 2012 e circa 500 nel 2013.
Nei giorni scorsi, quasi in concomitanza con il via libera al poker, il
Comitato antiriciclaggio dell'Antimafia, presieduto da Luigi Ligotti
(Idv), ha approvato una relazione dove si legge che «le norme vigenti e i
sistemi di controllo non garantiscono la tutela dei minori», e che «la
prevalenza del gioco patologico tra i giovani è diventato un problema di
interesse pubblico».
Dello stesso tenore le critiche di “Libera”: «Nel nostro paese», ha
sottolineato in una nota l'associazione di don Luigi Ciotti, «il gioco
d'azzardo colpisce una fascia di popolazione che va dai 15 agli 80 anni,
ma preoccupa soprattutto perché incide sulle fasce di età che
sono più esposte al mezzo telematico e hanno molto più facilità
d'accesso che non siano i classici tavoli verdi».
Sulla vicenda ha
chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta il senatore del Pdl
Raffaele Lauro che parla della legge appena entrata in vigore come di
«nuova fiera delle illusioni e della disperazione».
Secondo una stima dell'Eurispes, infatti, in Italia le persone
patologicamente dipendenti dal gioco legale e d'azzardo – che l'Oms dal
1980 ha riconosciuto a tutti gli effetti come malattia psichiatrica –
sono in circa 700 mila delle quali circa l'85 per cento sono uomini. Fra
loro, il 51 per cento ha un'età compresa tra i 40 e i 50 anni, il 22
per cento tra i 50 e i 60 anni e il 6 per cento ha oltre i 60 anni. Il
fenomeno è molto diffuso anche tra i giovani. Per liberare i pazienti
dalla "febbre da tavolo verde" in Italia esistono quasi 200 centri. E la
cura di gruppo è fra gli strumenti più adeguati.
Antonio Sanfrancesco