27/08/2011
Una contestazione di cittadini libici a Roma.
Secondo i dati Istat elaborati dal Dossier Statistico Caritas-Migrantes, relativi al 2009, i libici regolarmente iscritti all'anagrafe sono circa 1.500, su un totale di oltre quattro milioni di stranieri. Un numero molto esiguo rispetto agli immigrati dei Paesi extra-comunitari: gli albanesi sono circa 467 mila, gli ucraini oltre 174 mila, i moldavi quasi 106 mila, i macedoni 93 mila (fonte: Istat). Un po’ più dell’8 per cento proviene dalle regioni asiatiche: soprattutto da Cina (oltre 188 mila) e Filippine (quasi 124 mila), ma anche da India, Sri-Lanka, Bangladesh e Pakistan. Quasi l’8 per cento arriva dai Paesi dell’America centro-meridionale: principalmente Perù (88 mila) ed Ecuador (86 mila).
Oltre un quinto di questi immigrati non appartenenti all'Unione europea proviene da un paese africano: ma si tratta soprattutto di marocchini (432 mila), tunisini (104 mila) ed egiziani (oltre 82 mila). I cittadini libici rappresentano invece meno dell'1% degli immigrati nel nostro Paese e sono per la maggior parte uomini (849). Ma a differenza di altri migranti di origine africana, secondo una recente inchiesta di Sky.it, «non si conoscono, non si frequentano, non si sono mai riuniti in centri culturali, non hanno creato luoghi di aggregazione nelle città che sono diventate la loro casa».
Insomma, non esiste ancora in Italia una vera e propria comunità libica, anche se ci sono cittadini, in particolare di Tripoli e di Bengasi, sparsi un po' su tutto il territorio nazionale, soprattutto a Milano o a Roma: hanno un regolare documento, una casa e un lavoro. In alcuni casi si tratta di imprenditori, medici, ingegneri, giornalisti. Secondo i dati della Caritas-Migrantes, nel 2009 sono stati rilasciati 770 permessi di soggiorno: il 34% per lavoro, il 54,7% per ricongiungimento familiare e il 3,8% per motivo di studio.
p.p.
(dossier a cura di Pino Pignatta)