L'Africa che spera 2 - Il nuovo Kenya

Storie di una vita migliore da uno dei Paesi più poveri del mondo: due bambini sottratti alla strada e tre giovani donne alle prese con le tecnologie più moderne.

Nairobi, le colf con il computer

01/09/2010
Le insegnanti e le tre ragazze del corso di informatica a Nairobi: in piedi da sinistra: Mary, l'amministratrice e Juliana l'insegnante; sedute, da sinistra: Felista, Mary e Trizah.
Le insegnanti e le tre ragazze del corso di informatica a Nairobi: in piedi da sinistra: Mary, l'amministratrice e Juliana l'insegnante; sedute, da sinistra: Felista, Mary e Trizah.

Kariobangi Sud, periferia di Nairobi (Kenya)

Trizah, Mary e Felista hanno tre storie gemelle. Giovanissime – tutte fra i 19 e i 21 anni – cambia solo la distanza del loro villaggio da Nairobi: 50, 60, il più lontano 80 chilometri. Provengono da realtà poverissime, ma hanno potuto studiare e ottenere il diploma della scuola secondaria (le nostre superiori).

    «Per noi il computer è un'enorme opportunità», dice per tutte Trizah. «Lo studio dell'informatica è la nostra speranza per cambiare lavoro. Quale? Qualsiasi altro lavoro». Housegirls le chiamano. Sarebbero le nostre collaboratrici domestiche, ma sono molto giovani, vengono dai villaggi rurali dell'interno, e il loro lavoro è assai duro.

    Non c'è orario, non ci sono ferie, si occupano di tutto, dall'accudire i bambini ai lavori di casa, dal giardino alla cura degli animali da cortile. Il loro stipendio? Tra i 25 e i 30 euro al mese. Logico che la speranza più grande sia di cambiare lavoro, che significa un'altra vita. Decine di loro ci provano con l'informatica.

    Saper maneggiare il computer, destreggiarsi fra caselle di posta elettronica, facebook e navigazione in internet rappresenta un'opportunità. «Specie in un Paese dove, secondo le statistiche, l'80% dei giovani non ha mai acceso un terminale e non sa spedire una e-mail», spiega Mary Nderitu, amministratrice del Seed Institute Cisco Networking Academy.

    Due mesi di corso per due ore al giorno. «Questo significa», spiega Felista, «che dobbiamo anticipare l'orario della sveglia per riuscire a far tutti i lavori e venire anche a scuola». La sveglia è alle 5, ogni mattina. «I corsi sono partiti l'anno passato, ma sono già 75 le ragazze passate per la nostra scuola», sottolinea l'insegnante, Juliana Thumi.

    «Nessuna ha conoscenze pregresse. Si parte da zero, e la prima cosa che insegniamo loro è di utilizzare facebook e la posta elettronica. Significa entrare in contatto con altre persone e altre idee. È importante per allargare la mente e le esperienze».

    «Potremmo fare molto di più», sottolinea il responsabile Mwangi Waituyu, «ma con soli sette vecchi computer riusciamo a istruire 21 ragazze per volta, in tre turni». Il Seed Institute porta avanti la propria attività in un piccolo e buio locale, in uno dei quartieri poveri di Nairobi, Kariobangi Sud. I corsi di informatica sono nati nello spirito degli Obiettivi del Millennio. L'ottavo si propone proprio di allargare – attraverso collaborazioni tra pubblico e privato (in questo caso la Cisco americana) – la conoscenza, l'uso e i benefici delle nuova tecnologie nei Paesi poveri.

Luciano Scalettari
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