20/09/2010
Kenya, baraccopoli di Kibera
Un miliardo e venti milioni di persone nel mondo soffrono la fame. Dietro questi numeri ci sono uomini e donne che vivono in condizioni disumane e che non possono aspettare le promesse dei governanti.
Sono coloro che le Caritas incontrano tutti i giorni in molti paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina, dell’Oceania, e anche dell’Europa, nei piccoli gesti, attraverso i progetti e gli interventi, nel tentativo di dare risposte concrete. Sono voci, volti e cuori che soffrono e chiedono giustizia e dignità.
Molti successi vengono registrati nel raggiungimento degli obiettivi del millennio, ma ciò riguarda solo alcuni ambiti e principalmente alcuni grandi Paesi dell’Asia che fanno da traino ai miglioramenti globali rilevati.
Dall’esperienza che viviamo accanto alle Chiese locali, alle tante - anche piccole - realtà sul posto, constatiamo che all’interno di questi stessi Paesi, anche quelli più ricchi, le diseguaglianze continuano ad aumentare, generando sacche di miseri ed esclusi. Per non parlare di altre regioni del mondo che restano drammaticamente indietro nella faticosa marcia della lotta alla fame, come in molti scenari del continente africano.
A ciò si aggiungono i Paesi colpiti simultaneamente da disastri, guerre e degrado ambientale, come ad Haiti, in Pakistan, e nella dimenticata Somalia. Occorre dunque rinnovare i nostri sforzi ad ogni livello, consapevoli che - come ci ha ricordato Benedetto XVI - “la marginalizzazione dei poveri del pianeta può trovare validi strumenti di riscatto nella globalizzazione solo se ogni uomo si sentirà personalmente ferito dalle ingiustizie esistenti nel mondo e dalle violazioni dei diritti umani ad esse connesse”.
Don Vittorio Nozza
Direttore Caritas Italiana
Luciano Scalettari