08/05/2010
Il numero 10 di Downing Street, la residenza del primo ministro britannico.
“Per me il segnale di questo voto è chiaro. Gordon Brown è stato sconfitto. Dopo tredici anni di governi laburisti i cittadini britannici vogliono un cambiamento. Ma al tempo stesso gli elettori non si sono fidati abbastanza del programma dei Tories, mentre il successo televisivo del liberaldemocratico Nick Clegg non si è trasformato in seggi”. Così interpreta il voto del 6 maggio in Gran Bretagna Richard Owen, da una decina di anni corrispondente da Roma del Times.
-Non c'è stato un vincitore così' forte da poter formare subito un governo. Brown vuol restare al suo posto, Cameron pensa di poter fare un nuovo Governo di minoranza da solo o con Nick Clegg, che fa l'ago della bilancia. Si annunciano giorni di trattative fra i partiti. Non sembra una situazione un po' italiana?
“Sì, è vero. Ma direi non solo italiana, piuttosto continentale. Sembra proprio che la Gran Bretagna, sull'esempio dell'Italia e della Germania, dovrà avere un governo di coalizione. Sarebbe un evento abbastanza eccezionale in un paese abituato alla stabilità di un alternanza fra laburisti e conservatori”.
-Che effetti potrà avere questa incertezza?
“Temo che molti elettori, soprattutto i giovani, possano perdere fiducia nella politica. Dopo lo scandalo delle note spese gonfiate dai parlamentari, emerso nei mesi scorsi, si temeva una forte astensione. Invece l'affluenza è stato molto buona. Ma se ci saranno lunghe trattative fra i partiti e manovre dietro le quinte la gente potrebbe allontanarsi dalla politica”.
-Sono probabili prossime elezioni in tempi brevi, magari in autunno?
“Probabili non so, possibili forse. Di sicuro avere un governo debole non è un bene, sopratutto in questi tempi di crisi finanziaria. Il momento è difficile, la crisi della Grecia fa paura, per navigare nella tempesta serve un governo forte”.
Roberto Zichittella
a cura di Francesco Anfossi e Giulia Cerqueti