25/05/2012
Vista aerea di Varsavia (foto Reuters).
In una sola generazione si è consumato il passaggio dal comunismo al capitalismo. Al momento del cambiamento, il 55% degli adulti si è ritrovato senza lavoro. L'economista Kuczynski assicura: “I giovani hanno sostenuto il Paese molto più della classe dirigente”.
Incontriamo Kuczynski in un palazzo di periferia moderno e in linea con lo spirito di economia di mercato. L'indipendenza della Polonia dall'Unione Sovietica, dopo decenni di dominazione, è arrivata nel 1989, solo poco più di 20 anni fa. A Varsavia non c'è quasi più segno del grigiore sovietico. Il centro storico, riconosciuto dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità anche se in gran parte frutto di ricostruzione, è smagliante e i palazzi dell'antica nobiltà restaurati richiamano i fasti del XVI secolo quando la Polonia era uno dei più ricchi e potenti Paesi d'Europa, o al XVIII e XIX secolo quando Varsavia era definita la Parigi del Nord.
Giovani a Varsavia (Reuters).
Ma se ci si reca ad esempio al cimitero Powazki, che con quello ebraico della capitale sono tra i più antichi d'Europa, riaffiora la storia molto sofferta del comunismo. Una fioraia e un signore anziano ci ripetono insistentemente: Nie ma komunizm, il comunismo non c'è più. Con il tono di chi dà una notizia, segno di una sensibilità ancora molto viva.
Una distinta commerciante sulla piacevole via Nowi Swiat, caratterizzata da caffè e negozi alla moda, ci racconta le lunghe file che la madre faceva di notte per comprare qualcosa e la gente depressa e triste. E raccomanda il valore della memoria: “I ragazzi oggi non sono interessati ai racconti degli anziani e questo non è bello”.
Andiamo dunque all'Ateneo Uniwèrsytet Warszawki che ha strutture moderne e un bel parco. Parliamo con Kataghina, studentessa di Economia. Sottolinea che "il comunismo non tornerà più ma deve migliorare l'atteggiamento della collettività verso i cambiamenti: c'è troppa paura”. Sa che è crisi in Europa e Stati Uniti ma Kataghina punta comunque all'estero convinta che la Polonia non sia Paese di opportunità. Forse perfino per i giovanissimi la Polonia cambia troppo rapidamente.
Fausta Speranza