23/09/2011
Foto di Giovanni Cocco
L’avventura di Majak, sua moglie e della figlia di sette anni inizia diversi mesi fa in Darfur. Quando mamma e papà decidono di scappare dall’inferno del Sudan occidentale, colpito da una guerra civile senza fine e da una povertà devastante. La prima tappa è in Ciad, dove nasce il secondo bambino, che oggi ha 16 mesi d’età. Anche da lì, però, la famiglia deve fuggire a gambe levate. Questa volta in Libia, a sua volta messa a ferro e fuoco dai bombardamenti della comunità internazionale e dagli scontri a terra.
Alla fine arrivano a Tripoli – dove quattro mesi fa nasce il terzo figlio - e si affidano a un gruppo di scafisti che promette di portarli a Lampedusa. Nel corso del viaggio, però, Majak (il nome è di fantasia) ha un diverbio con uno di loro e viene colpito da una coltellata davanti alla moglie e ai bambini.
La famiglia raggiunge Lampedusa il 6 agosto, il padre viene curato, ma le disavventure continuano. Sono portati prima alla ex base Loran, poi al centro di Contrada Imbriacola. Le condizioni igienico-sanitarie sono pessime e la mamma tiene la piccola fasciata per proteggerla dagli insetti.
Il personale dell’ente che gestisce il centro, però, la pensa diversamente e di notte, a insaputa della donna, prende la piccola per farle un bagnetto, ma l’acqua è così calda che finisce per ustionarla (sulla vicenda è in corso una causa). Come se non bastasse, il 4 settembre un uomo ruba una lametta e si provoca tagli su braccia e gambe per protesta proprio mentre si trova accanto ai bambini. È davvero troppo e alla fine, tra il 7 e l’8 settembre, tutti e cinque sono trasferiti ad Agrigento.
Marco Ratti