Roma 1960, la corsa infinita di Livio

Il 3 settembre di mezzo secolo fa Berruti vinceva i 200 metri. Piccolo viaggio in parole e video dentro un'avventura che non ha finito di spremere passione e ricordi.

Ormezzano: quando a scuola montai a Berruti gli ostacoli a rovescio

03/09/2010
Livio Berruti campione studente. Dopo l'olimpiade si  laureerà in chimica.
Livio Berruti campione studente. Dopo l'olimpiade si laureerà in chimica.

Devo a Livio Berruti l’americanizzazione del mio e suo grande liceo classico Camillo Benso conte di Cavour, in Torino: nel senso che grazie ai suoi successi ho provato, e non da solo, un orgoglio di appartenenza ad esso postscolastico o giù di lì, alla statunitense o canadese, tipo Ymca (uai-em-si-ei nella canzone celebre), e il piacere di dirne il nome nel mondo, aggiungendo che allievi sono stati anche Vittorio Pozzo citì del calcio azzuro due volte mondiale e una volta olimpico, Primo Nebiolo e Luciano Nizzola presidenti dell’atletica addirittura mondiale e del football italiano, e tanti giornalisti sportivi. 

    Livio più giovane mi succedette e soprattutto mi appiattì nell’albo d’oro dei successi sportivi, io nuoticchiavo alla piemontese, titoli regionali di categoria, lui vinceva nel mondo e vinceva il mondo, Olimpiadi e Universiadi. Per mezzo secolo abbiamo confrontato pagelle e professori, sempre restando figli di quel cortile ghiaioso che fungeva da palestra all’aperto, e dove un giorno montai i regoli della corsa ad ostacoli al contrario, e Livio – che aveva cominciato col salto in lungo nel programma conifero “sport nella scuola”, ma che non riusciva a non corricchiare – franò al primo contatto con la prima barretta. 

    Il Cavour, come diciamo sempre affettuosissimamente, in particolare e Torino in generale sono stati i fondali giusti e direi decisivi per la crescita di Berruti, talento naturale assoluto però estratto bene e gettato avanti grazie alla cultura e alla serietà di una scuola e della città che la serrava dentro coinvolgendola (e la serra ancora). Il fare, o quanto meno cercar di fare, tutto bene con educazione e discrezione, l’omaggiare una fortuna casuale, di nascita come di ambiente, col massimo impegno, sempre, e anche se si vince alla lotteria continuare a lavorare per comprare tanti biglietti. 

    Il tutto con una educata discrezione scambiata da troppi per timidezza. Cercando anche nei momenti massimi di non dare disturbo, come dice dei torinesi veri il torinese Guido Ceronetti: e sul prato dell’Olimpico romano, dieci minuti dopo la vittoria, Livio diceva, al giornalista amico che lo abbracciava singhiozzando, di stare calmo.

                                                                                       Gian Paolo Ormezzano

Dossier a cura di Elisa Chiari
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