03/01/2012
Godluck Jonathan, presidente della Nigeria.
Tre giorni per lasciare il Nord del Paese. L’ultimatum lanciato ai
cristiani dalla setta terroristica Boko Haram (la stessa che ha
rivendicato le stragi di Natale) sta facendo salire ancora di più la
tensione nella regione del Paese a maggioranza islamica. Il Governo ha
decretato lo stato d’emergenza e chiuso i confini con Camerun, Ciad e
Niger, mentre aleggia lo spettro della pulizia etnica.
«Diciamo no alle rappresaglie e continuiamo a predicare la pace», ha
dichiarato monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, una
delle diocesi presenti nella zona, «e speriamo che in futuro non troppo
lontano musulmani e cristiani sappiano lavorare e vivere felicemente
insieme. Intanto però osserviamo che molti cristiani stanno abbandonando
le loro case per paura».
Sulla vicenda è intervenuto anche il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei che ha invitato a riflettere sulla lbertà religiosa
«diritto sì dichiarato, ma di fatto non osservato ovunque. La
testimonianza dei cristiani nigeriani», ha aggiunto, «deve scuotere
anche la nostra tiepidezza».
L'ultimatum è stato letto come un attacco personale da parte degli
islamici più integralisti al presidente Goodluck Jonathan, originario
del Sud della Nigeria, a maggioranza cristiana. Gli stessi cristiani,
però, si sentono poco protetti dal Presidente e hanno dichiarato in più
occasione che la risposta del Governo alle violenze è «molto lenta».
Annachiara Valle