Migranti, se chi soffre prova odio

I recenti eventi di Oslo e le agitazioni degli immigrati fanno riflettere: che cosa potrebbe accadere se gli animi si esasperano ancora di più? Il rischio per il nostro Paese.

Una storia già vissuta: i personaggi erano diversi, le motivazioni in parte simili

04/08/2011
Isola di Utoya, Norvegia: migliaia di persone hanno partecipato a una processione in ricordo delle 76 vittime della doppia strage a opera di Anders Behring Breivik.
Isola di Utoya, Norvegia: migliaia di persone hanno partecipato a una processione in ricordo delle 76 vittime della doppia strage a opera di Anders Behring Breivik.

Oslo 22 luglio 2011: un criminale esaltato fa strage di 93 ragazzi. Tutti inizialmente hanno pensato che fosse opera di terroristi islamici, Al Qaeda forse. Quei giovani sono morti invece per mano di un altro giovane, norvegese come loro, che li ha uccisi per urlare al mondo che il mondo è diventato troppo tollerante nei confronti degli islamici, degli immigrati e di tutti i “diversi” che minacciano di “inquinare” l’Europa e la nostra civiltà.

Il criminale aveva annunciato la strage, le idee xenofobe scritte e raccontate sul blog personale erano visibili da chiunque in quel paese come nel mondo e forse, pure osservate, erano state considerate “ridicole”, delirio di un personaggio apparso grottesco nel suo costume di cavaliere templare. La farsa ha avuto un epilogo tragico ed oggi, quasi improvvisamente con un brusco risveglio, ci accorgiamo che vi sono molti adepti, molti simpatizzanti. Serpeggia in Europa e non solo un sentimento di rabbia e di odio che nutre un’ideologia estremista che ritiene “l’altro”, il “diverso” per colore, continente e religione, la causa di tutti i suoi mali.

Questa storia l’abbiamo già vissuta, i personaggi erano diversi, le motivazioni in parte simili; entrambe riconducibili alla paura che popoli, di diversa identità culturale e religiosa, si insinuassero nel nostro “territorio” e, oltre a rubarci il benessere economico, influenzassero il nostro modo di vivere, minassero le fondamenta del nostro mondo. Allora i nemici erano, in primo luogo, gli ebrei, e con essi tutti i “diversi” (gli slavi, i nomadi, gli omosessuali…), oggi sono gli islamici ed ancora una volta gli “altri”.

Allora Hitler raccoglieva i consensi di chi, frustrato dagli esiti della prima guerra mondiale, imputava la colpa della sconfitta al giudaismo internazionale “con la complicità della massoneria, del bolscevismo internazionale, del nomadismo fomentatore di disordini e del pacifismo propugnato dagli omosessuali e da vasti settori religiosi, tutti quanti sotto l'egida del Papa a Roma", così si leggeva nel “Mein Kampf” pubblicato nel 1926 quando ancora il dittatore non era asceso al potere.

Oggi Brevnik sembra raccogliere consensi fra chi fa sua la teoria dell’”Eurabia”, quella teoria che ritiene che l’eccessiva apertura agli immigrati “arabo-islamici” distruggerà i nostri valori e la nostra civiltà occidentale; e sul suo sito Brevnik, oggi come allora, fa riferimento al Papa, definito come un "codardo, incompetente e illegittimo", uno che non difende adeguatamente la cristianità e si manifesta debole nei confronti dei musulmani. Così si leggeva sul sito del criminale quando ancora non aveva compiuto la strage.

Oggi come allora siamo troppo “tolleranti” nei confronti di quelle idee. Allora l’abbiamo pagata con una terribile guerra; ma le guerre non risolvono i problemi, portano solo distruzioni, odi e massacri dei quali, il più delle volte, sono chiamati a risponderne soltanto i vinti. Certo tutti, indistintamente, condanniamo gli atti criminali che ne sono scaturiti ma, mentre riconosciamo con chiarezza che le stragi compiute dai terroristi islamici trovano il fondamento in distorte teorie estremiste e riteniamo che queste, alla base degli atti criminosi, siano da combattere con ogni mezzo, (finanche con la guerra), tendiamo invece a ritenere le stragi razziste e xenofobe, come quella di Oslo, esasperazioni isolate di un folle che ha reagito, in modo irragionevole e scomposto, ad un sentimento che purtroppo molti in Europa provano.

Un sentimento che nasce dalla paura di dover dividere con gli immigrati il benessere che tanto faticosamente abbiamo raggiunto e che, oggi, con l’attuale situazione economica, rischiamo di perdere; un sentimento, spesso alimentato dall’ignoranza, che induce ad aver paura delle moschee nelle nostre città, che fa ritenere che gli islamici siano tutti terroristi o potenziali tali... e nell’accanimento a voler difendere i valori della cristianità, li rinneghiano diventando in realtà sempre meno cristiani.

La strage xenofoba è avvenuta in Norvegia, Paese dove il benessere economico si coniuga con l’elevato senso civico dei suoi cittadini, dove la disoccupazione è minima, le strutture pubbliche efficienti, la diseguaglianza sociale è ridotta. Un paese dove, con commossa compostezza dopo la strage, il primo ministro ha dichiarato “reagiremo con più apertura, più democrazia”.

Roberto Jucci
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