28/03/2011
Sono quasi 70 mila, per la precisione 69.650. E’ il numero dei bambini contati, uno per uno, durante il monitoraggio della rete. Si tratta di minori d’età comprese tra i i pochi giorni di vita e gli 11-12 anni, cioè le età preferite degli “infantofili” e i pedofili. Le segnalazioni, invece, alla Polizia Postale sono state 1.082 pari a 13.766 tra siti web, social network, servizi di scambio file di foto e video e, infine, di email.
Sono i numeri dell’orrore, ma anche dell’impegno e della speranza: ecco le cifre del report 2010 di Meter, la più conosciuta associazione antipedofilia italiana, fondata in Sicilia da don Fortunato Di Noto, che dal 2008 è autorizzata a cooperare ufficialmente con la Pospostale nel controllo della rete. Il monitoraggio del “Centro Ricerca e sperimentazione di nuove tecnologie contro la pedocriminalità” di Meter permette annualmente di mettere in evidenza le caratteristiche e le dinamiche più recenti del fenomeno pedofilia sul Web.
Rispetto al 2009 il 2010 s’e caratterizzato per un incremento deciso dei siti segnalati. Il sito personale resta sempre il veicolo di comunicazione preferito dei pedofili che spesso scelgono di dotarsi di domini generici come .info, .com, .net (80 % dei casi). Domini apparentemente innocui che, però, nascondono spesso foto e video di bambini violentati. Nel 20 % dei casi, invece, siamo in presenza di domini specifici provenienti da aree geografiche ben determinate.
“Le violenze perpetrate sono inenarrabili e bestiali, riscontrabili molte volte in contesti familiari e criminali”, osserva don Di Noto. “Mentre in altri casi si può osservare che sono stati creati ad hoc veri set fotografici e televisivi”.
Scendono le segnalazioni di materiali pedopornografici rinvenuti nei social network (da 851 a 315). Un dato che, presumibilmente, secondo Meter, può indicare un maggior controllo dei gestori dei network rispetto ai contenuti messi in rete. Il network più “pizzicato” è stato Grou.ps (143 segnalazioni). Sono diminuiti sensibilmente anche le foto e i video transitati nei social network. Sono altre le strade battute dagli “orchi” telematici.
Una di queste è sicuramente rappresentata dal più discreto “file sharing”, il “peer to peer” (rete di un gruppo di persone senza nodi gerarchizzati o server, che permette lo scambio di materiali secondo il principio di fondo: più offri e più ricevi).
Rispetto alla provenienza dei siti, nel 57% dei casi si tratta di siti europei (99% russi), nel 38% americani (il 94% dei quali è made in Usa) e il 4% asiatici. Ma anche in angoli sperduti del mondo si possono rintracciare presenze pedofile, come le isole Cocos e Feeling (territorio australiano con meno di 600 abitanti nell’oceano indiano), o le isole Tonga e Tuvalu, arcipelago di atolli a metà strada tra Hawaii e Australia.
“Tra le nuove tendenze c’è l’abbassamento dell’età dei minori ripresi e fotografati”, osserva ancora don Di Noto: “si tratta del nuovo fenomeno dell’infantofilia. Ma cresce, purtroppo anche la cosiddetta pedofilia culturale, ossia la proliferazione di siti Internet nei quali l’abuso di sui minori viene presentato come ‘libera scelta’ che ‘aiuta a crescere’ il bambino e che riprenderebbe nobili usanze della Grecia antica”.
Alberto Laggia