15/07/2011
La copertina del libro di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli.
«Il diavolo», ha scritto William Shakespeare, «ha il potere di comparire agli uomini in forme seducenti e ingannatorie». Non a caso, quindi, le sette di cui parlano Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli in Occulto Italia (Rizzoli, pp. 510, €. 12,50) per fare proseliti utilizzano concetti come spiritualità, realizzazione di se stessi, raggiungimento della felicità, superamento dei propri limiti, rispetto dell’ambiente. Quel che (forse) sapevamo già è che questa galassia di movimenti spesso trasformano il bisogno di certezze e di sacro degli adepti in un concreto business milionario per pochi. Quel che ancora non sappiamo, invece, è che questo mondo misterioso popolato da riti bizzarri, improbabili guarigioni e teorie strampalate non solo ha permeato la società italiana ma può contare su una rete di complicità ai più alti livelli politici e istituzionali.
L’inchiesta di Del Vecchio e Pitrelli, basandosi su documenti ufficiali e le testimonianze di molti fuoriusciti, mette a nudo proprio questi rapporti ambigui tra politica e sette dove non ci sono né destra e sinistra ma un gioco di sponda perfettamente bipartisan. A volte per fini elettorali, altre per un malinteso senso di libertà e tolleranza, altre ancora per superficialità o buonafede.
Ecco, quindi, la comunità piemontese di Damanhur – una strana miscela di naturalismo, ecologismo e paganesimo – fondata da un certo Oberto Airaudi, chiamato Falco in onore del dio egizio Horus, che in Val Chiusella, in Piemonte, sede del quartier generale, ha costruito un tempio sotterraneo (abusivo e poi condonato grazie ad una legge ad templum) visitato da molti politici. Su tutti i Verdi, ma anche l’ex presidente del Piemonte Mercedes Bresso e Piero Fassino. Emblematico di questo rapporto è il caso dell’ex leader del “Sole che ride” Alfonso Pecoraro Scanio che alle politiche del 2006 nel comune di Vidracco, sede del gruppo, riesce a raccogliere più preferenze del candidato del centrosinistra Romano Prodi.
I membri della Loggia Golden Shaman, setta esoterica dedita allo sciamanismo, in cerchio durante un rito.
Nella rete di Scientology, che gestisce un giro d’affari fra i dieci e cinquanta milioni di euro all’anno, finì anche il Ministero della Pubblica Istruzione all’epoca di Letizia Moratti quando alcuni funzionari concessero a un ente appartenente alla chiesa americana l’accreditamento per la formazione degli insegnanti della scuola pubblica. E nel maggio 2010 il senatore del Pdl Salvo Fleres presentò un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Maroni per chiedere che Scientology venisse riconosciuta dallo Stato come organizzazione religiosa a tutti gli effetti.
C’è il leader dell’Ontopsicologia, tal Antonio Meneghetti, che nel 2006 era ospite di Marcello Dell’Utri al raduno dei “Circoli del Buongoverno” e dall’anno scorso è riuscito persino a ottenere all’Università La Sapienza di Roma un master post laurea nella Facoltà di Sociologia gestito dagli ontopsicologi dal titolo «Corso di alta formazione in creatività e impresa». Non solo, il gruppo dal ’99 è stato riconosciuto anche dall’Onu.
La setta giapponese buddista e new age Soka Gakkai per la quale simpatizzano, tra gli altri, Roberto Baggio, Sabina Guzzanti e Giovanna Melandri, è stata molto vicina a vedersi riconosciuta dallo Stato italiano una quota dell’8 per mille benché con il buddismo ufficiale non abbia nulla a che fare. Alcuni seguaci del cosiddetto Partito Umanista e del santone indiano Sai Baba sono finiti candidati nelle liste dell’Idv di Antonio Di Pietro. Infine, l’ex deputato dipietrista Domenico Scilipoti, passato armi e bagagli sulla sponda berlusconiana il 14 dicembre scorso, era stato incaricato dal suo ex leader di presiedere l’Osservatorio antiplagio del partito anche se lui stesso ha fondato il Movimento olistico, «una prima bozza di un vero e proprio partito del new age italiano» scrivono gli autori, e chiamato tra i consulenti un damanhuriano.
Antonio Sanfrancesco