L'Italia invasa dalle sette

Più di 8 mila sette e 240 mila italiani nella loro rete. Ecco i più recenti rapporti su un fenomeno sempre più inquietante.

Sette, anzi lobby

15/07/2011
Seguaci di Krishna.
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    Una galassia ampia e variegata, spesso difficile da decifrare. Abbiamo chiesto a Gianni Del Vecchio, uno degli autori del libro, perché in questa inchiesta anziché di sette si parla di lobby settarie.

    Qual è la differenza?
    «Perché abbiamo voluto analizzare il fenomeno escludendo le sette sataniche, che producono fatti di sangue puntualmente ripresi dai media, per concentrarci su quel 90 per cento di gruppi che operano nell’ombra e intrecciano rapporti in maniera occulta con la politica, le istituzioni, l’università, il mondo dello spettacolo e le grandi imprese attraverso un’azione di lobbying costante e mirata».

    Come ci si può opporre a queste sette visto che in Italia il reato di plagio non esiste più dopo la decisione della Corte Costituzionale del 1981 che lo ha dichiarato incostituzionale?
   
«Purtroppo il vuoto che c’è nella nostra legislazione andrebbe colmato al più presto. Non parlerei di reato di plagio ma di manipolazione mentale, come hanno fatto in Francia nel 2001 con un consenso bipartisan, e in Spagna, nel ’94 sulla scia di alcune inchieste giudiziarie su Scientology. Nel caso delle sette sataniche, dove vengono commessi omicidi a volte efferati, la legge offre agli inquirenti tutti gli strumenti per poter intervenire e punire i responsabili. Per queste lobbies, invece, l’indottrinamento è più soft ma chi cade nella trappola viene spesso inconsapevolmente danneggiato non solo dal punto di vista economico ma anche da quello psicologico».

    Eppure in Parlamento vengono presentati vari disegni di legge per reintrodurre questo reato. Perché non si riesce ad andare fino in fondo?
    «Per due motivi: la pressione lobbistica delle sette, rivelatasi efficace nell’influenzare chi è chiamato a legiferare, e perché molti, soprattutto a sinistra, associano automaticamente il reato di plagio a un reato d’opinione».

Processione dei membri della setta guidata da Vissarion, che si è proclamato un nuovo Cristo, nel villaggio di Petropavlovka (Siberia).
Processione dei membri della setta guidata da Vissarion, che si è proclamato un nuovo Cristo, nel villaggio di Petropavlovka (Siberia).

    Queste sette, però, sanno anche mimetizzarsi molto bene.
    «È il loro punto di forza. Molte utilizzano gruppi di facciata come fanno alcune imprese con il meccanismo delle scatole cinesi. Tutte le lobbies settarie, grazie a una comunicazione efficace e agguerritissima, riescono a esaltare gli aspetti più folcloristici, colorati e buonisti del loro culto, facendo leva su messaggi come la pace nel mondo, la lotta alla povertà o i diritti umani. Per fare proselitismo, inoltre, possono contare su molti testimonial famosi che arruolano per le loro campagne pubblicitarie».

    Il libro si chiude con una frase molto forte: «La struttura verticistica di una setta è il sogno inconfessato di ogni leader di partito». Cosa significa: che i leader politici sono assimilabili sic et simpliciter a guru e santoni?
    
«Certo che no. È una provocazione per sottolineare come oggi ci sia una forte personalizzazione di tutti i partiti rispetto alla prima Repubblica. Se a questo aggiungiamo il fatto che, in virtù della legge elettorale, è il leader che sceglie di fatto gli eletti, ogni partito si configura come una struttura piramidale con al vertice, appunto, il capo e poi, via via, i nominati. Proprio come nelle sette».

Antonio Sanfrancesco
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