28/07/2012
Foto Ansa.
I Tir fanno bene alla salute mentre i treni sono nocivi? Un buco nella
montagna per far passare due binari è devastante mentre un tunnel
autostradale è ecocompatibile? La terra estratta dagli scavi per la
galleria della Torino-Lione è dannosa per la salute dei valsusini perchè
contiene amianto ed è radioattiva mentre quella tirata fuori dal
cantiere per la seconda cannadel Frejus stradale é utile per realizzare
opere pubbliche?
In valle di Susa sembra proprio così.
A Chiomonte tra qualche settimana è in programma l'inizio degli scavi
per il tunnel geognostico della Maddalena (dal nome della località che
ospita il cantiere): 7541 metri di lunghezza per un un diametro di
6,30. In Valle, da più di un anno, s'è scatenato il finimondo:
supportato, sponsorizzato e organizzato spesso da frange autonome,
anarchiche e antagoniste che con gli abitanti valsusini poco hanno a che
fare. Ma appoggiate, e in qualche caso benedette, da qualche politico
locale e dai leader della protesta No Tav.
Per non parlare di quello che ci si può attendere con l'inizio,
previsto per il 2013, dei lavori del tunnel di 57 chilometri (12 in Italia, 47
in Francia) tra Susa e Saint Jean del Maurienne.
Essere contrari alla Torino-Lione è lecito, per alcuni in valle
addirittura doveroso, così come protestare pacificamente: altra cosa è
il ricorso all'illegalità, alla violenza, alle sassaiole e alla
guerriglia.
Ma il lato kafkiano della vicenda lo si scopre salendo più il alto, a
quota 1400 metri sul livello del mare, dove l'aria è più rarefatta.
Siamo a Bardonecchia, la perla delle alpi. Appena sopra la rinomata
località turistica, dal 1980, c'è un traforo autostradale
internazionale che sbuca a Modane, nell'alta Maurienne.
Il tunnel, unico, è a doppio senso di circolazione. Dopo l'incidente avvenuto
nel traforo gemello del Monte Bianco in Valle d'Aosta il 24 marzo
1999, quando un incendio di un tir in galleria provocò la morte di 39
persone, le misure di sicurezza sono state potenziate. E Francia e
Italia hanno deciso di realizzare una canna di sicurezza parallela al primo tunnel, dedicata solo al passaggio dei mezzi di soccorso in caso di
incidente.
Fin dai primi momenti, però, la Sitaf e la consorella
francese che gestiscono autostrada e traforo hanno insistito perchè la
nuova galleria fosse aperta anche al traffico veicolare. Tra i primi a
sostenere questa ipotesi fu proprio l'allora amministratore delegato
della Sitaf Mario Virano, oggi presidente dell'Osservatorio sulla
Torino-Lione, recentemente nominato dal Governo Italiano presidente
della Conferenza Intergovernativa per la realizzazione dell'alta
velocità ferroviaria.
Così oggi l'orientamento prevalentemente, sembra essere quello di
un traforo autostradale a due canne; certamente più sicuro per
automobilisti e camionisti ma anche più capace di riversare lungo le
vallate maggiori quantità di traffico pesante. Insomma, aumenteranno i
tir sulle strade della Valle di Susa.
L'interno del traforo del Frejus
Che è esattamente ciò che la realizzazione della Torino-Lione ferroviaria vorrebbe scongiurare, trasferendo da gomma a rotaia quantità sempre crescenti di merci trasportate. Ebbene, qui a Bardonecchia il cantiere è installato da alcuni mesi. Il via ai lavori è stato festeggiato con un memorabile spettacolo dei Fichi d'India. Mentre a sorvegliare i lavori bastano poche unità di carabinieri e poliziotti costrette (dicono alcuni testimoni) ad ammazzare il tempo giocando a carte. Poche le protesta ecologiste, se si eccettuano alcune prese di posizione di Legambiente, di Pro Natura e una serie di delibere da parte di alcuni comuni valsusini.
E che dire dello “smarino”, cioè del materiale estratto dalle gallerie? Per il cunicolo esplorativo e per il tunnel internazionale della nuova linea ferroviaria Torino-Lione si è dovuto cambiare il progetto: lo smarino verrà “inscatolato” nei vagoni del treno e trasportato il più lontano possibile dalla valle. Per la seconda canna del Frejus, invece, il Comune di Bardonecchia ha siglato un'intesa con la Sitaf per acquisire circa 600 mila metri cubi di terra estratti dalla montagna da usare per mettere in sicurezza la viabilità del paese e delle frazioni. E anche il piccolo comune di Salbertrand ha preteso la sua parte, ottenendo che una quota del materiale di scavo sia utilizzato per rendere definitivamente inerte una vecchia cava bonificando un'area compromessa su cui, poi, realizzare un impianto di energia fotovoltaica.
Così a Bardonecchia si scava nel più fragoroso silenzio. Eppure la montagna è la stessa che ospita le altre gallerie, quelle della ferrovia ritenuta costosa, dannosa e devastante; così come sono gli stessi l'amianto, l'uranio e il radon. E lo smarino, in bassa valle osteggiato, in alta valle viene ricercato come se fosse oro. Diversa è la quantità e la qualità della protesta. E mentre a Bardonecchia si fa festa con i Fichi, a Chiomonte volano bombecarta, biglie, sassi e si respirano poco salubri gas lacrimogeni. Questa è la Valle di Susa. Questo è l'estremo lembo Nordoccidentale di una strana Italia.
Bruno Andolfatto