22/05/2012
Foto di Linda Pietropaoli
L’economia tunisina prova a ripartire. Dopo la Rivoluzione del Gelsomino che ha piegato il Paese, lenti segnali di ripresa per il Paese nordafricano. I commercianti della Medina, la città vecchia di Tunisi, sono fiduciosi e sperano nell’arco di qualche anno in una crescita del commercio e degli affari. E intanto assaporano la libertà di opinione e di espressione che dicono di non aver mai avuto durante il regime. “La situazione economica è migliore rispetto al 2011, siamo in lenta ripresa. Ora stiamo accusando il colpo della caduta di Ben Alì. Credo che ci vorranno almeno cinque anni per risistemarci a livello commerciale”, dice Fatih, 48 anni, che lavora da oltre 20 nel suk di Tunisi. Gli affari per lui, come per tanti altri, sono bloccati. La caduta del regime di Ben Alì, l’insicurezza nel Paese, il blocco del turismo, hanno avuto ripercussioni negative nel settore economico.
Foto di Linda Pietropaoli
“Dopo la rivoluzione si vede qualche piccolo cambiamento. La speranza di tutti noi è che l’economia riprenda, nell’arco di un paio di anni. È il prezzo della libertà, è il prezzo della libertà”, continua a ripetere Mahmoud. Lassad, 51 anni, è commerciante da più di 30. “Appena dopo la rivoluzione la situazione era catastrofica per tutti. Da tre-quattro mesi qualcosa si sta muovendo. L’inizio, come in tutte le rivoluzioni, è duro. Ma occorre pazientare”.
Foto di Linda Pietropaoli
Ma la rivoluzione, a detta dei commercianti, ha portato una libertà di opinione e di espressione mai conosciute prima: “Ho ventisette anni – racconta Mahmoud – e non ho mai assaporato la libertà di parola. Non so nemmeno cosa significhi. Dopo la rivoluzione la situazione è completamente cambiata. Possiamo parlare di tutto, criticare tutti, anche il nostro presidente”.
Serena Sartini