Tunisia, la svolta dopo la rivoluzione

Economia, cultura, religione: la società tunisina è in fermento ed è ricca di aspettative per il futuro. Passi avanti anche nella libertà d'espressione.

La tolleranza tra fedi religiose

22/05/2012

Passeggiando per il centro di Tunisi, nelle viuzze della Medina, svettano minareti in ogni dove: impossibile sapere quante moschee ci sono nella capitale tunisina. Lo chiediamo agli abitanti, ma non lo sanno neppure loro. D’altronde, perfino la Costituzione, addirittura nel primo articolo, riconosce l’Islam come religione di Stato. Secondo alcune stime oltre il 90% della popolazione è infatti musulmana. Il restante 10% è costituito da ebrei e cristiani. Ma c’è un fatto che sorprende. Nella via della rivoluzione, nel cuore della capitale Tunisi, a due passi dal suk, appare maestosa la Cattedrale Saint-Vincent-de-Paul. A Tunisi convivono infatti pacificamente Islam e cristianesimo. La piccola comunità cattolica nella città vive tranquillamente la propria fede, grazie alla presenza di una quindicina di sacerdoti che porta avanti l’attività della comunità cattolica.

La Tunisia si conferma dunque una terra dove la tolleranza e il rispetto non mancano: non mancavano durante il periodo di Ben Alì e non mancano ora, dopo la caduta. Come ci spiega suor Chiara, religiosa della Congregazione delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, che gestisce una delle cinque case presenti a Tunisi. “La minoranza cattolica non ha mai avuto problemi nel professare il proprio credo – spiega Suor Chiara – e anzi il dialogo tra le diverse fedi si è intensificato dopo la rivoluzione e la caduta di Ben Alì”.

La tolleranza tra fedi religiose si nota in molte cose: come la convivenza, anche a pochi metri di distanza, tra i cimiteri musulmani, ebrei e cattolici. O i luoghi di culto musulmani dove però sono presenti i simboli dell’ebraismo e del cristianesimo convivere pacificamente. Ne è un esempio la Grande Moschea di Kairouan, un tempo anche importante luogo di studio dove si radunavano a scopo di ricerca studiosi di tutto il mondo. Nella facciata d’ingresso ci sono la stella di David e la croce latina. Elementi che confermano lo storico sincretismo religioso e culturale che anima questa terra.

Fondamentale il ruolo delle suore per portare avanti anche un servizio sociale indispensabile per il territorio. Le religiose, infatti, gestiscono una casa di accoglienza per ragazze madri e bambini abbandonati: le famiglie costringono le ragazze ad abbandonare i nascituri, altrimenti possono essere ripudiate e perfino uccise. Mentre l’abbandono dei figlio consentirebbe loro di essere nuovamente accettate in famiglia. L’opera delle suore prevede una formazione importante per l’inserimento lavorativo di una ventina di giovani ragazze-madri, che così possono provvedere a se stesse e tenere i bambini. L’obiettivo del progetto si concentra sull’insegnamento di tutto ciò che può essere utile per farle diventare collaboratrici familiari, in modo tale da guadagnare almeno 350 dinari, ovvero appena 175 euro, per provvedere a se stesse e al bambino.

Serena Sartini

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