22/05/2012
Denuncia aggressioni, violenze e censure, corruzione e nepotismo, violazione della libertà di espressione. La blogger tunisina Lina Ben Mhenni, 28 anni, non si spaventa nel dire che la situazione, dopo la caduta del regime di Ben Alì, non è cambiata affatto. L’abbiamo incontrata a Tunisi, a un anno dalla Rivoluzione del Gelsomino, di cui lei è stata una delle protagoniste sul web. Il suo attivismo su Internet l’ha portata alla nomina a Premio Nobel per la Pace. Musulmana, di Tunisi, figlia di uno dei rappresentanti di Amnesty International in Tunisia, racconta di aver subito violenze da parte di militari in una delle ultime manifestazioni nel cuore della capitale nordafricana.
“La situazione in Tunisia non è cambiata affatto. E’ vero che la gente si è sbarazzata della paura, esprime più liberamente la propria opinione, cosa che non era possibile durante il regime di Ben Ali. Ma nel complesso – dice senza mezzi termini - non ci sono cambiamenti. La disoccupazione è altissima, ci sono corruzione e nepotismo, il turismo e l’economia sono fermi, il governo non garantisce la sicurezza”.
foto di Linda Pietropaoli
Capelli neri che cadono sulla schiena, sguardo fisso che trasmette profondità. Non ha peli sulla lingua e non ha paura di dire ciò che pensa. Nonostante sia controllata e seguita. Lina condanna anche la violenza delle forze dell’ordine. “Ci sono manifestazioni represse con forza. La polizia usa bastoni, spranghe e gas lacrimogeni. Personalmente ho subito abusi sessuali da parte di tre poliziotti – racconta - mi hanno picchiato sulla testa, sono stata palpeggiata e maltrattata sessualmente. Tre poliziotti mi hanno toccato dappertutto, nel cuore di Tunisi, davanti a tanta gente. Non avrei mai immaginato di vivere queste cose”.
Lina Ben Mhenni è preoccupata anche per il futuro del proprio Paese. “Non sostengo alcun partito politico. Per me sono tutti uguali, tutti cercano i propri interessi, non pensano ai problemi dei giovani e della società, alla disoccupazione, ai diritti della gente. Non pensano ai martiri della rivoluzione che continuano a morire”.
L’attivismo della blogger non si ferma alla Tunisia. Ogni giorno gira per il mondo per raccontare l’esperienza vissuta durante la Primavera Araba e l’impegno attuale. “Sono spesso attaccata e insultata, sono presa di mira dagli estremisti. Ma io porto il mio messaggio al mondo intero. Giro per conferenze e dico che in Tunisia non va tutto bene come si pensa”.
Serena Sartini