22/06/2011
E' di pochi giorni fa la notizia giunta dalla Cina secondo la quale
Facebook avrebbe firmato un contratto con Baidu, corrispettivo cinese di
Google, per entrare sul mercato web cinese in punta dei piedi. Se alla
società californiana di Marc Zuckerberg é imposta la prudenza, é perché
il nuovo Facebook si sarebbe impegnato a rispettare le regole della
censura.
La data del lancio non é stata ancora fissata e i paletti sono
numerosi, ma la guerra tra Facebook e il governo di Hu Jintao sembra
approdata a una tregua. Chissà cosa ne penseranno i blogger cinesi.
Soprattutto quelli che hanno vissuto esperienze tremende come Zola (Zhou
Shuguang), il ventenne di Pechino che raccontò in diretta via Twitter
il suo rapimento ad opera di agenti del governo. " Mi trovo su
un'automobile la cui targa é..." ticchettava Zola sul suo telefono
portatile, mentre veniva condotto chissà dove. Riferí in diretta al sito
del magazine francese Marianne tutte le intimidazioni subíte, fino al
rilascio.
E Zola non é certo l'unico blogger ad essere finito nel mirino
delle Guobao (brigate di protezione per la sicurezza interna)
presenti in ogni commissariato cinese. Si tratta né più né meno di
squadre addette alla censura dei media considerati come provocatori dal Governo. Nella lista nera, ovviamente i blog su internet sono in testa e
le Guobao si muovono con gran zelo per dissuadere i loro autori ad
esprimere sul web pericolosi pensieri filo-democratici. Ne sa qualcosa
Liu Shasha, una ragazza di Pechino che ebbe l'idea di invitare via
Twitter i suoi amici a deporre una corona mortuaria davanti alla sede
del motore di ricerca Sohu, responsabile di aver soppresso decine di
blog tenuti da artisti e avvocati che invocavano l'adozione di misure
democratiche. Per un giorno e una notte, Liu é stata torturata, umiliata
e minacciata di morte. Quando ha tentato di denunciare l'accaduto alla
polizia, gli agenti hanno reagito con indifferenza.
Malgrado i rischi
per la loro incolumità, i numerosi blogger cinesi perseverano nella
lotta contro l'oppressione politica. Tra i bersagli preferiti ci sono i
Wumaodang ("il partito dei 50 centesimi) ovvero i commentatori al soldo
del Governo che fingendo di essere utenti qualunque, si insinuano nei
forum di discussione su internet per postare opinioni conformi ai voleri
delle autorità. La guerra fra cyberdissidenti e governo si fa sempre
più dura. A fine febbraio tre blogger, Chen Wei, Ding Mao e Ran Yunfei
sono stati invitati a "prendere il thé", secondo un'espressione
eufemistica propria alla polizia cinese per definire la convocazione
immediata presso un commissariato. L'accusa é quella di "sovversione del
potere di Stato".
Ran Yunfei e Chen Wei sono firmatari della "Carta
08", il documento pro-democrazia che vede tra le firme quella di Lu
Xiaobo, Premio Nobel per la Pace 2010, attualmente in prigione a finire
di scontare gli undici anni inflitti per via delle sue colpe di
dissidente. La Carta 08 è stata pubblicata nel dicembre 2008, in
occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani e reca la firma di 303 attivisti e intellettuali
cinesi. Settanta fra essi hanno subito interrogatori e minacce dalla
polizia. Una legge emessa dopo l'apparizione della Carta 08 impedisce a
qualunque giornalista di avere contatti con i firmatari.
Eva Morletto