07/06/2012
Melissa bassi, 16 anni.
Dunque la banalità del male ha un nome e cognome, ha l’aspetto pacioso di un pensionato di ’68 anni, i capelli grigi e il fisico appesantito dall’età, la giacca un po’ stazzonata sopra un paio di jeans. Si chiama Giovanni V. e abita nel Leccese. Un uomo ammorbidito dagli anni, già sazio di parecchi giorni, padre orgoglioso di due figli laureati, come lo dipingono i vicini, gran lavoratore, imprenditore, proprietario di un deposito di carburanti. Dev’essere stata la “professionalità” maturata che lo ha spinto a imbastire un inferno del genere. L’inferno che una mattina di maggio ha distrutto la vita di una famiglia per una motivazione assurda, sempre che esista un movente per uccidere una ragazza di 16 anni che sta andando a scuola, ferendo in modo orrendo altre vittime della sua età. Fa questi scherzi la banalità del male, talmente normale che finisce per diventare agghiacciante, insopportabile, intollerabile, per provocare un senso di vertigine di fronte a un tale abisso di crudeltà e semplicità.
Gli investigatori si dicono certi della sua colpevolezza per la mole di indizi. L’uomo, incastrato da molte prove, avrebbe anche confessato. Potrebbe essere il nonno e invece è l’assassino di Melissa Bassi, una ragazza di 16 anni straziata da un attentato che ha ferito altri compagni di scuola, la figlia unica di un padre e di una madre che una mattina di maggio l’hanno vista uscire di casa senza sapere che sarebbe stata l’ultima volta. Perché poi è stato tutto un inferno di dolore, vuoto, lacrime, abbracci inconsolabili, pianti e stridore di denti. Tutti noi abbiamo visto quella cameretta vuota in Tv ed è stato uno strazio senza fine. Ma come è potuto accadere? Come è possibile che un uomo così azioni un telecomando per uccidere una ragazza che ha l’età di sua figlia, di una possibile sua nipote? E invece è probabilmente proprio lui l’uomo delle telecamere, quel signore normale, dall’aria normale, che nascosto dietro un chiosco aziona il telecomando e provoca la più orrenda e vigliacca delle stragi. Un uomo normale che ha tolto l’unica figlia a un padre e a una madre.
La figlia che non vedranno più andare a scuola, innamorarsi, fidanzarsi, coltivare i suoi sogni e i suoi piccoli dolori di gioventù, sposarsi, magari laurearsi, come i figli dell’assassino, e dare loro dei nipotini. E il movente, quello di una vendetta contro il Tribunale adiacente alla scuola, è talmente stupido e assurdo, che persino il padre della vittima sembra nutrire dubbi: “Voglio il colpevole non un colpevole”. Nessuno potrà mai lenire quel dolore ma quel padre ha diritto a verità e giustizia.
Francesco Anfossi