13/05/2010
Il 13 maggio per la mostra "Fausto" dedicata da Novi Ligure a Coppi, figlio di quelle terre, morto mezzo secolo fa, è il giorno dell'inaugurazione diciamo popolare – poco tempo dopo quella ufficiale - con la tanta gente ciclofila e ciclomane convenuta lì per l'arrivo della tappa del Giro d'Italia. Il Museo dei Campionissimi (Coppi e Girardengo, conterraneo predecessore nella gloria) che ora ospita la mostra, è nato a Novi nel 2003.
Sono 4000 metri quadrati di diorama della bicicletta unico al mondo, di rappresentazione del ciclismo massimo, quello di quei due e dei loro emuli e rivali, con i cavalli d'acciaio moderni ma anche quelli di legno del pionierismo e dell'archeologia, con le maglie da gara ristrette dall'acqua lustrale, pioggia e sudore. E con abbondanza di documentazione all'insegna della moderna tecnologia, comprese per il pubblico vaste seduzioni di interazione.
La mostra resta aperta sino al 26 settembre e poi in parte “resiste” per integrare il museo, che in un certo senso già supera: viene infatti proposto il Coppi della “chanson de geste”, sì, ma anche il Coppi della vicenda sentimentale con la Dama Bianca, gossip terribile dell'Italia di quegli anni cinquanta, il Coppi delle fratture, il Coppi delle montagne (e ci sono le pietre di quelle vette), il Coppi delle due Afriche, quella che lo tenne prigioniero in tempo di guerra e quella che lo uccise con la malaria dopo un safari alla fine del 1959.
E il Coppi inteso come contraltare di Bartali, e il Coppi ma Serse, il fratello morto in corsa, il Coppi delle due sue donne e dei due suoi figli, il Coppi uomo solo (si sente la voce del radiocronista Mario Ferretti) in fuga dal plotone e dalla vita, il Coppi delle masse piangenti, all'alba di quel 1960 che doveva vederlo ancora in gara, ultraquarantenne guidato da Bartali, e che invece vide il suo funerale.
a cura di Elisa Chiari e Gian Paolo Ormezzano