02/06/2012
I coniugi Ernesta e Luigi Olmi (foto Ferrari).
Ernesta se l’è vista brutta. Quando ha sentito mancarle la terra sotto i piedi, ha cercato di raggiungere l’uscita dello stabilimento, ma è inciampata e si è ritrovata sotto le lamiere. “Poi ho sentito che lui mi tirava fuori e ho capito che era finita”.
Lui è suo marito, Luigi Olmi. Lavorano entrambi alla Vam di Ponte Motta. Adesso che la fabbrica è chiusa, dopo la scossa di martedì scorso, anche la sua famiglia vive in macchina, come la maggior parte di quelli che i media continuano a chiamare sfollati. Alcuni giornali hanno gonfiato a dismisura i numeri, di per sé drammatici.
Sfollati a Medolla (foto Ferrari).
Da 15.000, secondo le stime ufficiali, sarebbero già arrivati a
200.000. La verità è che non ci sono dati sicuri. I sindaci, proprio in
queste ore, stanno organizzando le tendopoli della Protezione civile.
I tecnici e i vigili del fuoco sono impegnati a valutare i danni delle
abitazioni ma chi può continua ad arrangiarsi. I terremotati dell’
Emilia sono tutti campeggiatori. Le tende, da Modena a Ferrara a
Bologna, ormai sono una merce introvabile. Le hanno piantate nei campi,
sui margini delle strade, nei giardini di casa propria e in quelli degli
amici. Chi non dorme in tenda dorme in macchina.
Come Ernesta, suo marito, il figlio Michele e i cognati. “E’
normale”, ci spiega. La sua casa, nella campagna tra Camposanto e San
Felice sul Panaro, di fuori sembra a posto ma dentro è piena di crepe.
L’auto è più sicura. Per il pranzo e la cena c’è il gazebo. “Siamo
fortunati, c’è chi sta peggio”. Tra Mirandola e Cavezzo è tutta una
tenda. C’è chi in casa non può proprio entrare: non c’è casale o fienile
nella campagna modenese che non sia stato lesionato. La Coldiretti
parla di oltre 500 milioni di danni. Ma nelle tendopoli non ci vanno.
Hanno portato i frigoriferi all’aperto, congelano i piselli e le
zucchine dell’orto, dormono nelle serre. Ma non si spostano.
Simonetta Pagnotti