La Campania che ce la fa

Ecco i vincitori del Premio Ambientalista dell'anno

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28/12/2010
Una protesta contro i sacchetti di plastica a Napoli
Una protesta contro i sacchetti di plastica a Napoli

Premio Ambientalista dell’anno 2010 all’imprenditore casertano che recupera e ricicla la plastica Rappresenta la Campania che ce la fa. Quest’anno il Premio Ambientalista dell’anno, assegnato da Legambiente alle persone che svolgono un ruolo importante nella tutela del territorio, è stato vinto da Antonio Diana, imprenditore casertano che lavora nella green economy. Ha fondato nel 1999, e amministra tutt'ora, la Erreplast di Caserta, azienda attiva nel recupero di materie plastiche da reinserire nel ciclo industriale.  

Oggi questa realtà industriale rappresenta la più grande piattaforma integrata di recupero e riciclo di plastica con una capacità di trattamento di 80.000 tonnellate di rifiuti. Diana ha avuto il merito di portare occupazione e qualità ambientale nel territorio campano, proprio nel settore dei rifiuti, nonostante le pressioni della criminalità organizzata.   Secondo il rapporto Comuni Ricicloni, di Legambiente, in Campania sono 160 i comuni che superano il 50% di raccolta differenziata. A Roccagloriosa si tocca quota 93,6%, ad Atena Lucana 93,2%. Esiste quindi una Campania che, grazie ai rifiuti, crea occupazione.  

Al secondo posto è arrivato Giorgio Crepaldi, che si batte contro la riconversione al carbone della centrale Enel di Porto Tolle (Rovigo) Operaio del Consorzio di Bonifica Delta del Po, dal 2002 è referente del “Comitato cittadini liberi” di questo centro del Delta del Po. La Via (Valutazione di impatto ambientale) per la centrale è stata concessa lo scorso anno e l’Enel conta di dare il via ai lavori all’inizio del 2011. Il Comitato, insieme alle associazioni ambientaliste, sta preparando il ricorso al Consiglio di Stato. Al terzo posto, con un distacco di poche preferenze, le sei protagoniste del film “La Svolta – Donne contro l’Ilva”, diretto da Valentina D’Amico, che racconta la storia vera di sei attiviste impegnate contro  l’acciaieria tarantina.  A parlare nel film sono vedove, madri e lavoratrici, che combattono per ottenere giustizia in nome dei mariti e dei figli morti sul lavoro, o del mobbing subito per anni e per le malattie provocate dall’inquinamento ambientale a Taranto.   Valentina D’Amico, con una ricostruzione teatrale, fa parlare anche uno dei caduti sul lavoro, attraverso le parole scritte dalla moglie, immaginando i suoi ultimi momenti di vita.
 
E’ un documento di forte impatto emotivo, ottenuto semplicemente con una descrizione puntuale e senza mediazioni dei fatti.   Il Premio Ambientalista dell’anno 2010 è andato infine al sindaco di Capo Rizzuto Carla Girasole, impegnata contro l’abusivismo edilizio, al magistrato Mario Spagnuolo, per la sua forte azione di contrasto alla criminalità organizzata calabrese e al malaffare del cemento, e all’immigrato afgano Yassouf Amini, un giovane rifugiato politico che ha dimostrato come l’ambientalismo possa diventare una forma d’integrazione per i cittadini.   Anche quest’anno, come nelle precedenti edizioni, il vincitore è stato scelto attraverso il voto popolare tra un gruppo di candidati selezionati preliminarmente dalla giuria di esperti presieduta da Alberto Fiorillo (Legambiente) e composta da Giuseppe Onufrio, direttore generale di Greenpeace, dalla giornalista televisiva Tessa Gelisio, dal conduttore di Caterpillar Filippo Solibello, dal giornalista di Avvenire Toni Mira e dal presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.

Gabriele Salari
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