29/04/2013
I ministri del governo Letta in posa con il presidente della Repubblica Napolitano dopo il giuramento (Reuters).
Il governo di Enrico Letta nascerà in tempi rapidissimi, come richiede il contesto in cui nasce.
Ecco il timing sul dibattito: ore 15 intervento di Letta alla camera, ore 16 consegna del testo al Senato, ore 18 discussione generale, ore 20 appello dei parlamentari, ore 21 risultato del voto.
Finora il presidente incaricato un risultato lo ha già portato a casa: la fiducia dei mercati. Le borse segnano un più 1,7 per cento, le aste dei buoni del Tesoro hanno portato nelle casse dello Stato sei miliardi di euro. Una telefonata di Angela Merkel fa ben sperare anche per la sponda internazionale.
Rimangono numerosi gli interrogativi che ruotano intorno a questo governo, a parte l’esordio surreale e inquietante della tragedia di Montecitorio, ancora avvolta dal giallo (davvero si tratta del gesto di un disperato? O c’è un burattinaio dietro quell’attentato, così lucido nella sua follia?).
Sulla carta l’agenda di Enrico Letta è di altissimo livello: si va dal rilancio dell’economia alle riforme istituzionali. Ma da dove si comincia nel programma? Dalla restituzione dell’IMU, che gli italiani si erano affrettai a pagare senza protestare più di tanto? E’ davvero questa la priorità?
Sulla rimozione di questa tassa insiste molto uno degi alleati, Silvio Berlusconi. Per il Cavaliere, che tra l’altro potrebbe presiedere una nuova commissione bicamerale sulle riforme, è un punto irrinunciabile.
Il leader del Pdl continua ad assumere un tono molto dialogante e conciliante. Un atteggiamento politico che ha premiato, profittando del travaglio interno alla sinistra, che grazie a Letta spera di aver tempo sufficiente per leccarsi le ferite. Anche per Berlusconi, che sa di disporre di un’ottima “golden share”, il ricorso alle urne è prematuro.
A staccare la spina c’è sempre tempo.
Francesco Anfossi
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