29/04/2013
La prima cosa che salta all’occhio, nel programma di governo di Enrico Letta, è l’impronta fortemente europea della sua politica economica e istituzionale. Fin dal riconoscimento degli sforzi del suo predecessore Monti e dall’annuncio della prossima missione a Bruxelles, Berlino e Parigi, ovvero il cuore dell’Unione, il presidente incaricato ha voluto premettere le radici da cui proviene questo nuovo governo delle larghe intese fortemente voluto dal capo dello Stato Napolitano.
E’ la premessa macroeconomica subito sbandierata nell’aula della Camera, ma non scontata, visti gli ultimi rigurgiti del Movimento di Grillo, i recenti dubbi di parecchi economisti di area “liberal”, ma soprattutto di certe affermazioni dell’alleato Silvio Berlusconi a proposito dell’utilità della moneta unica e dei suoi ostacoli frapposti nei confronti dell’export.
Nell’affermare con risolutezza che “le politiche di ripresa non possono più attendere” Letta le inserisce nel solco dei patti di stabilità dei bilanci europei. Nonostante la messa in sicurezza dei conti pubblici da parte di Monti, nonostante l’euforia dei mercati e del successo dell’asta pubblica che ha visti collocati in un battibaleno sei miliardi di titoli di Stato, il capo del governo sa bene il debito pubblico è ancora “una macina” che pesa sul Paese, pronta a frantumare tutto come poteva accadere nell’autunno del 2011.
Il tema del lavoro “per uscire dall’incubo dell’impoverimento” è certamente la priorità del suo Governo, anche se il nuovo presidente non si è diffuso pià di tanto su come tornare a produrre posti di lavoro, invertendo il corso che vede una drammatica emorragia di lavoro e un’altrettanto drammatica palude di disoccupazione giovanile. Certamente importante è stato l’annuncio del rifinanziamento della cassa d’integrazione in deroga (per la quale, sostengono i sindacati, serve subito un miliardo di euro). Ma Letta è stato più esplicito quando ha parlato di politica fiscale. Qui ha messo al centro delle vere e proprie sfide, a cominciare dalla riduzione delle tasse sul lavoro, del blocco del pagamento della prima rata Imu, del riordino complessivo dell’imposta sugli immobili e soprattutto della sterilizzazione dell’aumento dell’Iva. Sarà interessante vedere dove verranno reperite le risorse necessarie a questo corposo piano di politica fiscale, che dovrebbe mettere nelle tasche dei cittadini qualche euro in più e far ripartire i consumi e le imprese, come finora non è avvenuto. Non dobbiamo dimenticare che la domanda interna è alla base del 70 per cento della produzione industriale italiana. Degno di nota anche la proposta di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli, ma si tratta finora di un annuncio troppo generico. Si dovrà ancora vedere chi e quando ne potrà usufruire.
Francesco Anfossi
Rispondi al nostro sondaggio