C'era una volta il ministro per la Famiglia

15/05/2013

Non fece neanche in tempo a nascere che venne subissato immediatamente da una pioggia di critiche. Era il 10 maggio 1994, Silvio Berlusconi aveva appena conquistato Palazzo Chigi e tra i ministri che salirono al Quirinale per il giuramento del nuovo governo c'era anche Antonio Guidi a capo di un dicastero nuovo di zecca: quello della Famiglia.
In quei giorni, tra l’altro, cadeva il ventesimo anniversario dello storico referendum del 1974, il primo della storia repubblicana, con cui gli italiani dissero sì al divorzio abrogando la legge Fortuna-Baslini. Una data, notò ironicamente qualcuno, non proprio di buon auspicio...

«Operazione oggettivamente di poca consistenza», la bollò sul Corriere della Sera il direttore del Censis Giuseppe De Rita, uno dei sociologi che ha dedicato alla famiglia molti studi e analisi. Se da sinistra, a cominciare da Livia Turco (Pds), le critiche apparvero quasi scontate («È un ritorno indietro? Un cedimento alle nostalgie "nataliste" della destra?», si chiese su Repubblica Miriam Mafai), suscitarono più scalpore quelle del cardinale di Bologna Giacomo Biffi che in un’intervista a Radio Vaticana spiegò le sue perplessità: «Non vorrei», disse, «che fosse un passo avanti dell’ingerenza statale in una realtà che, essendo invece radicata nella natura, precede lo Stato ed è superiore allo Stato». Per il porporato era meglio attuare politiche concrete di sostegno economico alla famiglie in grado di fare «da contrappeso ad una legislazione abortista e divorzista che è anche grave responsabilità dei cattolici impegnati politicamente in questi anni».

È vero che essendo un ministero senza portafogli alla fine può solo fare proposte ma da allora per il ministero della Famiglia è stato un lento declino. Nel governo Prodi I (1996 – ’98) fu accorpato al Dipartimento per la Solidarietà sociale dipendente direttamente da Palazzo Chigi. Bisogna aspettare il secondo governo del Professore, nel 2006, per avere un nuovo ministro della Famiglia. Si tratta di Rosi Bindi che con la collega dei Ds Barbara Pollastrini firma un disegno di legge per regolamentare le unioni civili tramite i Dico. Le polemiche si scatenano e fanno traballare ancora di più l’esecutivo che cadrà dopo due anni a causa della litiogiosità tra i partiti.
Il centrodestra e molte associazioni cattoliche nel 2007 scendono in piazza a Roma per il Family Day al quale Bindi non partecipa e organizza una conferenza nazionale sulla famiglia per il 24 e 25 maggio. Nel 2008, con il governo Berlusconi quarto, il ministero viene riassorbito presso le strutture della Presidenza del Consiglio e diventa un Dipartimento delle politiche per la Famiglia guidato dal sottosegretario del Pdl Carlo Giovanardi. Molte proposte, tante polemiche ma alla fine di politiche concrete a sostegno delle famiglie, a cominciare da quelle numerose, poco o nulla. Passano due anni dall’insediamento e Giovanardi, in polemica con i tagli del ministro dell'Economia Tremonti, getta la spugna: «A fronte della decurtazione del fondo per la famiglia di più del 90 per cento in tre anni, non sono in grado di esercitare la mia delega». Con l’avvento del governo tecnico di Monti, la delega per le politiche familiari va al ministro Andrea Riccardi. In consiglio dei ministri l’anno scorso viene approvato un piano nazionale per la famiglia. Il problema è sempre il solito: i fondi scarsi. Tra le priorità gli asili nido e l’assistenza domiciliare agli anziani. Il piano ovviamente è lì e bisogna portarlo avanti. Il resto è storia recente. Nel governo delle larghe intese la famiglia non ha né un ministero né una delega. Mario Sberna, deputato di Scelta Civica e fondatore dell’Associazione famiglie numerose, ha chiesto al premier di porre subito rimedio: «Se fossi stato io presidente del Consiglio», ha detto qualche giorno fa, «avrei deciso il ministero per la famiglia prima ancora di quello per l'Economia, perché è proprio la famiglia che ha fatto da ammortizzatore sociale in questa crisi, è la famiglia che ha attuato le risposte all'emergenza, alle difficoltà e alle fatiche». E il giorno della fiducia Sberna ha fermato in Transatlantico il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio che di figli ne ha nove. «Gli ho detto: prenditi tu la delega, qui ci vuole uno che vive sulla pelle l’amministrazione della famiglia, non consentire che venga chiamato un professorone che vive sulle nuvole». 

Antonio Sanfrancesco

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