Stragi mafiose, l'ombra dei servizi

Una relazione clamorosa, quella del presidente della Commissione Antimafia Giuseppe Pisanu, dedicata alle stragi di mafia del 1992-93. In allegato il testo integrale.

Segue - 2 - Esplosivo delle istituzioni?

01/07/2010
La strage di via D'Amelio, il 19 lulgio 1992
La strage di via D'Amelio, il 19 lulgio 1992

Anche riguardo alla strage di via D’Amelio, che uccise il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta, il documento di Pisanu sottolinea non solo che permane il mistero della scomparsa dell’agenda rossa che il magistrato portava sempre con sé, ma anche quello relativo alla provenienza dell’esplosivo utilizzato «T4 o pentrite» con cui furono “firmati” poi tutti gli attentati successivi: esplosivo, scrive Pisanu, «prodotto in Austria, Regno Unito, Svezia e Stati Uniti», che «è fuori commercio in Italia» e che «hanno in dotazione soltanto le nostre Forze Armate. Cosa Nostra ne disponeva in grandi quantità: nei primi cinque episodi or ora richiamati ne fece esplodere ben 670 kg».

    Anche in via D’Amelio, secondo il presidente dell’Antimafia, c’è l’ombra dei Servizi segreti: «Le prime indagini su Via D'Amelio», recita la relazione, «avrebbero subìto rilevanti forzature anche ad opera di funzionari della Polizia di Stato legati ai Servizi Segreti. Ora è legittimo chiedersi se tali forzature nacquero dall'ansia degli investigatori di dare una risposta appagante all'opinione pubblica sconvolta o se invece nacquero da un deliberato proposito di depistaggio. Non ci sono, almeno per ora, risposte documentate».

    «Sulla scena, comunque, riappaiono le ombre dei servizi Segreti», continua Pisanu. «Prima fra tutte, quella del dottor Lorenzo Narracci, già collaboratore del dottor Contrada, come funzionario del Sisde a Palermo, tuttora in servizio all'Aisi (la nuova denominazione del servizio segreto civile), e a quanto pare indagato a Caltanissetta».

    Riguardo alla paurosa serie di omicidi eccellenti e bombe di quei due anni, la relazione rileva – richiamando i risultati delle inchieste di Firenze, Caltanisetta e Palermo (specie l’indagine denominata “Sistemi criminali”) – il «carattere terroristico-eversivo» di quegli atti e un «mutamento strategico di Cosa nostra» che non ha precedenti, ma che potrebbe spiegarsi alla luce di un’alleanza della mafia con «altri esponenti di un più vasto potere criminale», costituito – secondo molti indizi – da un’azione combinata di elementi della destra estrema, di massoneria occulta e di figure delle istituzioni dello Stato.

Luciano Scalettari
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