17/06/2010
Il colpo di tacco di Maradona durante la partita Argentina-Corea del Sud.
Un dubbio. E se Diego fosse Diego anche in panchina? E se la sua
fantasia al potere, anche quella giudicata da tutti assurda di credere
in Higuain anziché in Milito, fosse la scelta giusta? Una scelta di
cuore, di pancia, di piedi come sono state sempre le scelte di Diego
Armando Maradona, scelte di tutto meno che di testa, sconclusionate
fuori dalle righe del campo, artistiche dentro le stesse righe, le
uniche forse in cui l'ex pibe de oro continua a stare a suo agio,
divertendosi anche così solo contro tutti.
Lo si vede da come gioca con lo scacchiere dei giocatori, che
manovra con una logica illogica che il resto del mondo si ostina a
chiamare caso: ha convocato più di cento nomi diversi, ha lasciato a
casa Cambiasso e Zanetti, campioni d'Europa. Ha chiamato soltanto in
extremis come quinto attaccante Diego Milito miglior marcatore della
Champions league 2010 e, con grande scorno di interisti e opinionisti,
si ostina a fargli fare la spola tra il campo e la panca.
E il bello è che per ora, con ancor maggiore scorno di quelli di
cui sopra, quando toglie Milito e mette dentro Higuain, Higuain fa
tre gol alla Corea del Sud, che non è l'Italia e neache la Spagna ma
finora ha fatto meglio di tutte e due. Il risultato sono: sei punti nel
girone per l'Argentina, per ora la sola di tutto il Mondiale a punteggio
pieno.
Ecco, sì, che il calcio non fosse una scienza esatta lo sapevamo,
anche perché se lo fosse non sarebbe divertente: L'Italia di Lippi
sarebbe meno in corsa di com'è, la Spagna non perderebbe con la Svizzera
e il Brasile non prenderebbe gol dalla Corea del Nord. Ma il calcio di
Maradona, sia egli il numero 10 di vent'anni fa o il Ct di oggi, è
un'alchimia che con la scienza fa a pugni: allora sbeffeggiava con il
pallone le leggi della fisica, facendogli fare cose che un pallone non
avrebbe dovuto fare. Però il pallone non lo sapeva e le faceva. E ora fa
subire all'Argentina, felicissima di subirla, la stessa sorte del
pallone di allora.
A volte le sorti coincidono sullo stesso campo: succede
quando Diego si scorda dei suoi cinquant'anni strapazzati, dell'abito da
sposo, del ruolo per cui non ha mai avuto il fisico e si mette a
giocare, rifacendo magie, con il pallone che gli passa per caso tra i
piedi, seguendo un istinto che non sa né vuole reprimere.
Un giorno disse: «Se mi arriva un pallone pieno di fango, anche se sono a
un matrimonio tutto vestito di bianco, non ci penso un istante: lo
stoppo con il petto».
L'abito da matrimonio, Diego, l'ha già messo, dovessero arrivare
la pioggia, il pallone e l'Argentina in finale, potete starne certi,
quel pallone pieno di fango lui lo stopperà, come ha detto, senza
riguardo per la cravatta d'argento.
E allora dovremo ammettere che aveva ragione lui, perché gli artisti
sono tali anche maledetti, a volte di più se maledetti.
Elisa Chiari