04/02/2013
Veloce,
bello e nemmeno più tanto impossibile, se è vero che ora ha anche una
fidanzata ufficiale. Scordatevi il cliché dello sciatore montanaro, un po' orso,
chiuso tra le vette. Christof Innerhofer non è per niente così. Altoatesino dop,
sta con disinvoltura e divertimento al gioco delle copertine patinate. Mette su
l'aria del bel tenebroso e, quando le gare non incombono, fa il modello a tempo
perso. Né si può dire, visti i risultati, che il gioco l'abbia distratto. Non
fosse stato per il mal di schiena probabilmente starebbe sbancando la Coppa.
- Christof,
a giudicare dalle prove, la schiena sembra migliorata. È così?
"Sì,
se così non fosse certi risultati sarebbero stati impossibili. E' vero che
l'adrenalina delle gare che contano incide sulla percezione del dolore, ma è un
vantaggio che non supera il 10%. Se il dolore è al di sopra di una certa soglia
condiziona le gare, è inevitabile, se il corpo si ribella la testa non può farci
granché. Ma ora sto meglio, non bene. Ma meglio".
- Riesce
a spiegare a un comune mortale che cosa si prova a quella velocità?
"Chi
fa questo lavoro impara a conoscerla man mano che cresce. E quando le
condizioni sono buone è soprattutto un divertimento. Se non ti diverti non
diventi un discesista. Ma quando le condizioni, fisiche o meteorologiche, non
sono le migliori, anch'io ringrazio di arrivare sano in fondo alla gara. Col
tempo brutto si ha più rispetto per la pista".
- Com'è
per lei una bella pista?
"Ripida,
veloce, con curve continue senza punti morti, con neve dura ma non come quella
della primavera che gratta sotto gli sci. Quello è il tipo di neve che
detesto".
- A
28 anni è un giovane discesista, con un buon bagaglio di esperienza, che
margine sente di avere?
"E'
difficile dirlo, dipende da molti fattori. Certamente aiuta l'esperienza: l'aver
portato a termine più gare su una pista aiuta a domarla, ma tanto dipende anche
dagli sci che hai, dalle condizioni fisiche, anche a un velocista esperto
possono capitare passaggi a vuoto. Per come sto adesso però mi sento fiducioso.
Ho già vinto abbastanza da non essere assillato dal bisogno di dimostrare".
- Scaramanzie
a parte, parliamo di obiettivi?
"L'obiettivo
per quest'anno erano le classiche non ancora vinte Wengen e Kitzbuhel. Le ho
centrate e adesso posso dedicarmi al resto sapendo che è un sogno in più.
Anche perché ho già a casa tre medaglie mondiali, una per colore, vinte due anni
fa".
- La
vedremo di nuovo in discesa, SuperG e combinata?
"Sì
anche se per lo slalom di combinata sono poco preparato, per via della schiena
sono riuscito a provarne solo 7 o 8".
- Due
avversari rispettabili come Paris e Marsaglia dentro casa sono un bene o
un problemino?
"Un
bene, ci si allena confrontandosi con una vera concorrenza, sapendo
perfettamente quanto si vale. Un paragone utilissimo in vista delle gare".
- L'abbiamo
vista sulle copertine patinate, che rapporto ha con la popolarità?
"Ottimo,
è un piacere quando ottieni visibilità facendo bene il tuo lavoro".
- Adesso
ha una fidanzata, non è gelosa delle sue copertine?
"(ride).
No. Sa benissimo che sono soltanto suo. Era tempo, dopo tanti anni da
single".
- La
visibilità ha controindicazioni?
"Non
nel mio caso, il mio lavoro è sciare, se poi capita, in un momento tranquillo
di giocare a posare da modello, è un diversivo che mi aiuta a scaricare, a non
pensare sempre alle gare. Smaltire un po' di tensione aiuta. Ma sono e resto uno
sciatore, il resto è in più".
E
adesso è tempo di clausura. Fino alla fine della Coppa del mondo. Unico
diversivo: i Mondiali di Schladmig.
Elisa Chiari