22/01/2013
Un'azione dell'incontro tra Capo Verde e Sud Africa, partita di apertura del torneo (Reuters).
Una manciata di isolette nell’Atlantico, circa mezzo milione di abitanti. Benvenuti a Capo Verde, l’ultimo arrivato sulla scena della Coppa d’Africa. Una nazionale mai vista prima d’ora, a questi livelli. E sì che compete solo dal 1994, ma a sbarcare alla fase finale non c’era mai riuscita. C’è arrivata eliminando il Camerun di Eto’o, una vera potenza: gli squali blu (Blue Sharks, il nome di battaglia) che sbranano i leoni indomabili, un pezzo di storia del calcio africano. E si porta dietro un paio di primati: la prima volta in assoluto, la più piccola di sempre. Per di più, la sorte ha voluto regalare un debutto coi fiocchi: contro i padroni di casa del Sudafrica, nella partita inaugurale del torneo, disputata sabato 19 gennaio.
Stadio esaurito e decine di migliaia di occhi, per il Sudafrica ma pure per Capo Verde. Degno suggello a un’autentica impresa, costruita raccattando semisconosciuti calciatori emigrati in Europa, perché i migliori hanno sempre scelto altre nazionali (Vieira la Francia, Nani il Portogallo, come tanti altri), quelle a maggior garanzia di gloria e risultati. Giocatori, ma non solo. Servivano soldi, innanzitutto.
Quelli non ci sono, a Capo Verde come in altri paesi africani. E quando mancano i quattrini non c’è che da aguzzare l’ingegno e dar sfogo alla fantasia. La festa era cominciata alla fine della sfida col Camerun e non poteva finire così presto. E allora, via con i concerti per rastrellare quattrini per la spedizione sudafricana. E poi, il 10 per cento della vendita dei francobolli nelle casse della federazione per le spese di viaggio e soggiorno. Ancora, la richiesta di contributi economici ai pochi che potevano permetterselo. E pure una colletta tra tutti gli abitanti, e ognuno a dare il poco che poteva. E mille altre iniziative, racchiuse in quella che è stata denominata Operacao Can 2013, con tanto di profilo su Facebook e account si Twitter, giusto per non farsi mancare nulla del mondo della rete e dei social network. Infine, in referendum: se potesse stanziare dei fondi speciali per la spedizione calcistica il governo di Capo Verde lo ha chiesto al popolo, che ha risposto con entusiasmo.
Salvata la spedizione, la parola passa al campo. Il rischio è svegliarsi dal sogno. Un girone di ferro (con Angola e Marocco, oltre ai padroni di casa del Sudafrica), l’ostacolo con cui misurarsi. Centrato un risultato storico, si punta a un’altra sorpresa. Male che vada, resta la soddisfazione di aver partecipato. La prima volta non si scorda mai. E richiede sacrifici, perché la piccola riesca a sedersi al tavolo delle grandi.
Ivo Romano