08/10/2012
Un lavoratore in una raffineria di nickel a Townsville, in Australia (Reuters).
I dati del 2012 non sono ancora stati pubblicati, ma guardandosi in giro pare che anche quest'anno gli italiani che hanno scelto di trasferirsi in Australia sono stati parecchi. Numeri da mini-esodo: 50mila nel 2010e oltre 60mila nel 2011, dice il dipartimento dell'Immigrazione australiano.
Insomma non c'è solo Del Piero ad essere atterrato qui. In generale sono i giovani europei, non solo gli italiani, a scegliere un visto temporaneo per la terra dei canguri. Segno che la crisi economica che il nostro Paese sta vivendo non è stata finora così determinante nella scelta di spostarsi a oltre 15mila chilometri di distanza. In cima alla classifica degli arrivi europei nel 2011 c'erano infatti britannici, francesi e tedeschi, dati alla mano quelli che meno stanno soffrendo le politiche di austerità imposte da Unione europea e Fondo monetario internazionale. In realtà, unita a un'economia trainata dalla fame asiatica di materie prime e ad una qualità della vita considerata tra le migliori al mondo dai principali indicatori mondiali, è la politica migratoria australiana ad aver finora attirato qui tanti giovani dall'Europa. Canberra concede a quasi tutti i cittadini dell'Ue sotto i 31 anni un visto biennale di studio-lavoro (alcune nazioni, come la Spagna, sono però escluse da questa politica).
Insieme alla Nuova Zelanda, l'Australia è l'unico Paese non europeo ad offrire una possibilità del genere. A ciò si aggiunge un'economia in ottimo stato di salute, con un tasso di disoccupazione di poco superiore al 5%, circa la metà rispetto alla media europea, e stipendi medi decisamente più alti rispetto a quelli del Vecchio Continente.
Questa immensa nazione, con un territorio più vasto dell'intera Europa ma una popolazione di circa 21,5 milioni di abitanti (il doppio dei lombardi), è sempre stata terra di emigrazione per gli italiani. Il primo grande flusso giunse già a fine '800, con la corsa all'oro che attirò soprattutto valtellinesi, bergamaschi e toscani. Poi l'immigrazione di massa avvenuta negli anni '50 e '60, che ha fatto di quella italiana la seconda comunità d'Australia, famosa soprattutto per aver creato attività di successo nell'agricoltura e nella pesca.
Per la verità proprio quest'anno l'italiano è stato sorpassato dal mandarino come seconda lingua più parlata dopo l'inglese, segno che il legame geografico che lega il Paese all'Asia sta aumentando, e che l'Australia fa sempre più del multiculturalismo un suo tratto distintivo. Circa un australiano su quattro e' nato all'estero e il 43% della popolazione ha almeno un genitore nato fuori dal Paese.
Stefano Vergine