04/02/2012
L'esultanza di Andrea Lo Cicero (foto Vincenzo Bruni/Eidon).
Andrea Lo Cicero è di quelli che a Natale preparano di persona anche i tortellini, ma di rimpinguare la collezione di cucchiai di legno, il premio meno ambito dai rugbisti, non ne vuole più sapere: "D'ora in poi lavoro solo di forchette", ride e da vecchia guardia qual è sprona i compagni: "Dobbiamo dare l'anima su ogni palla, a costo di farci violenza: non basta fare il proprio lavoro, bisogna dare di più".
Lo Cicero è un buono ma di quelli che sanno tirare fuori le unghie: "A chi scrive nei forum che Lo Cicero è vecchio e deve stare a casa rispondo che gioco ogni settimana ottanta minuti nel campionato francese, tra i più duri del mondo".
E le motivazioni a 37 anni, altri due di contratto appena siglati, sono quelle del primo giorno: "Mi vengono dalla vita e dal club (il Racing Metro 92, n.d.r), se voglio giocare alla pari con i migliori".
A chi gli chiede dov'è, a questo Sei Nazioni, la soglia del non rimpianto, risponde: "Quella che ti fa vivere ogni momento con felicità: il risultato ovviamente conta, ma anche perdere di poco dopo aver giocato benissimo contro avversari più forti dà soddisfazione. Vincere, però, di più". Nazioni avvisate...
Elisa Chiari