28/05/2013
Nata nel 1983, Guna è la più importante azienda italiana nel settore della produzione e distribuzione di farmaci omeopatici. Bene, e dunque? Quest'anno si è aggiudicata il Premio Sodalitas destinato alle PMI con il progetto "Medicina interculturale", un nome che spiega solo in parte la complessità e l'ambizione che porta con sé fin dalla sua nascita. L'obiettivo è la creazione di microimprese per la produzione di medicine tradizionali e di farmacie interculturali all'interno della comunità indigena nella regione di Chaco, in Paraguay, un Paese in cui le erbe medicinali rappresentano una realtà incredibilmente variegata grazie alle oltre 5mila specie differenti. La loro conoscenza e il loro impiego hanno per lo più radici antichissime: di sicuro in epoca pre-colombiana se ne faceva un uso "professionale".
Ma le migrazioni, la colonizzazione e i progressi della medicina hanno rappresentato un ostacolo alla trasmissione di quel patrimonio di "segreti" che oggi il progetto intende rivalutare e restituire alla gente nonostante la riproduzione delle erbe abbia nella deforestazione selvaggia un nemico contro cui deve combattere ogni giorno. Ma c'è dell'altro: la rivalutazione delle tradizioni locali è solo una delle facce che Guna sta cercando di portare avanti. Un'impresa impossibile se al suo fianco non avesse avuto un partner affidabile e profondamente inserito nel tessuto sociale come Coopi: da questa avventura si vuole offrire lavoro ai giovani indigeni emarginati e contribuire a migliorare l'accesso alla sanità.
Coopi è infatti presente in Paraguay dal 2001 e in questi anni è diventato punto di riferimento per tutti coloro che sono stati investiti dalle diverse emergenze della siccità e degli incendi, ma, soprattutto, vero know how dell'associazione, per tutti quei contadini con cui si confrontata. Diversificazione delle produzioni, attenzione al biologico, organizzazione di associazioni di piccoli agricoltori locali: è lì che Coopi dà il meglio di sé.
Il contesto del progetto Guna-Coopi è, come detto, quello del Chaco, un'area in cui si concentra circa il 50% dell'intera popolazione indigena del Paraguay, ormai ridotta all'1,7% su scala nazionale. Discriminati, esclusi, emarginati: così vive oggi questa minoranza in quella che è da sempre la sua terra. L'obiettivo principale dell'intervento messo in atto è la riduzione del livello di povertà e il miglioramento dell'accesso ai servizi di base attraverso la promozione e la sistematizzazione dell'inserimento lavorativo, culturalmente ed ecologicamente compatibile, per i giovani indigeni del dipartimento Hayes.
Oltre all'implementazione delle conoscenze sugli impieghi delle medicini naturali, è stata predisposta la redazione di un manuale contenente informazioni su habitat, uso e proprietà terapeutiche per far sì che sia poi il passaparola a diffondere una cultura nuova e, per certi versi, "low cost". I giovani indigeni protagonisti delle neonate microimprese sono supportati con una specifica formazione tecnica per la gestione e il funzionamento di un vivaio di erbe aromatiche e medicinali, sulla loro raccolta e produzione, sullo sviluppo di farmaci tradizionali; inoltre, vengono loro forniti gli strumenti per amministrare e gestire una microimpresa applicando principi etici di marketing e commercializzazione.
Si stima che i beneficiari diretti, alla fine del progetto, saranno 20 giovani impegnati nelle microimprese cui si aggiungeranno, nel corso del tempo, fino a 400 persone coinvolte nella raccolta di piante medicinali, 40 autorità locali e attori della società civile chiamati a vigilare e dare il loro contributo. Inoltre, dovrebbero essere almeno 35mila i beneficiari indiretti di questa "politica".
Il progetto è stato studiato in modo tale che al più presto le microimprese diventino autonome. In tutto. D'altronde il mercato delle medicine naturali in Paraguay è in forte ascesa: dunque, con un'adeguata pubblicità e una maggiore diffusione della conoscenza dei consumatori "urbani", la domanda è destinata a crescere ulteriormente.
Alberto Picci