16/10/2012
In un mercato del lavoro e in un sistema di servizi che fanno acqua da tutte le parti c'è da riflettere e godere, almeno, di una piccola grande consolazione: il settore sociale sta ribattendo colpo su colpo alla crisi, forte di una straordinaria capacità di adattamento al contesto, quella flessibilità che non va confusa con precarietà, e, soprattutto, grazie alla volontà e alla lungimiranza che caratterizzano chi crede che il futuro delle cooperative sociali debba essere necessariamente nella proposta di soluzioni nuove, alternative, in grado di fondere in una pozione magica imprenditorialità e socialità. E a chi, a sproposito, ancora parla di fenomeno di nicchia vale la pena ricordare che oggi in Italia le 11.808 cooperative sociali presenti sul territorio nazionale, trascurando per il momento le imprese sociali, muovono un'economia di denaro e valori di forte impatto per il bene del Paese: una produzione da 8,97 miliaridi di euro, 750.090 lavoratori dipendenti con un aumento dell'occupazione negli ultimi quattro anni pari al 17,3%, 5 milioni di utenti, cioè 5 milioni di persone che usufruiscono dei servizi gestiti dal Terzo Settore dall'assistenza sanitaria (1.330.302) all'assistenza socio-sanitaria (878.026), dall'assistenza sociale (820.900) all'educazione/istruzione (776.580), per chiudere con la tutela ambientale (43.291). Numeri dietro i quali si celano le fasce deboli della popolazione dai minori (31,6%) ai tossicodipendenti (7%), dai disabili (19,2%) agli anziani (13,2%), fino alle famiglie (22,8%).
Alberto Picci