19/11/2012
La posa della prima pietra per la realizzazione della Maison de Charitè
«La Messa è stata presieduta dall’Arcivescovo con il
formulario di San Luigi Orione. All’omelia, Mons. Odon ha sottolineato come la forza del cristianesimo sia la carità di cui San Luigi Orione, Padre Pio da
Pietrelcina e il nuovo beato Jacques Berthieu, martire in Madagascar, sono
stati splendidi testimoni. “Questa Maison de Charité è nata come un dono
dall’Italia – ha osservato l’Arcivescovo -, ma ora per andare avanti avrà
bisogno della solidarietà e impegno dei Malgasci”. Alla celebrazione era
presente una grande folla di fedeli, in grande maggioranza giovani.
Ho introdotto il rito della benedizione della nuova
Maison de Charité raccontando un episodio di collaborazione dei due Santi verso
il prossimo bisognoso. “Oggi, il legame tra don Orione e padre Pio si
rinnova attraverso il comune impegno dei loro seguaci nel campo della carità.
Questo centro, destinato ai fratelli particolarmente toccati dai limiti fisici
e mentali, è un segno della Divina Provvidenza verso questo popolo e della
vicinanza materna della Chiesa ai più poveri e doloranti nostri
fratelli”. È seguito il taglio del nastro e la benedizione degli ambienti
della Casa. Sono stati particolarmente ammirati i dipinti della Cappella
raffiguranti scene della vita di don Orione e di Padre Pio. Le sale sono ampie
e luminose».
Un momento istituzionale dell'inaugurazione
Continua don Flavio: «Tra i presenti c’erano anche la
moglie del precedente presidente del Madagascar, Yvette Sylla, e l'attuale Ministro degli Esteri malgascio, oltre a una folta schiera di autorità civili. La mia giornata
si è conclusa con un’altra riunione, assieme agli oltre 100 responsabili
pastorali delle comunità cristiane e ai responsabili delle scuole del Distretto
di Sabotsy Namehana. Ho detto loro che “come in ogni parrocchia del Distretto
c’è il binomio “chiesa–scuola”, ora, secondo lo spirito e la pratica di Don
Orione, ogni parrocchia deve tendere al trinomio “Chiesa–scuola-opera di
carità”. Hanno applaudito convinti, così come hanno applaudito all’invito che
ogni parrocchia sia missionaria, che non pensi solo a curare i cristiani che ci
sono, ma pensi ai “lontani” secondo l’attitudine e lo slogan di Don Orione
“fuori di sacrestia”. Tornato con i chierici ad Anatihazo, alla sera ho
condiviso con loro una panoramica di pensieri, dati, foto e incontri di questa
Visita canonica che si sta concludendo».
Alberto Picci