17/03/2012
Foto Agf.
Tutti gli enti coinvolti mettono in luce una situazione di precarietà estrema, che ormai ha perso qualunque punto di equilibrio. «In questo momento la priorità è sopravvivere» dice Francesco Marsico, vicedirettore Caritas italiana. «Negli ultimi 4 anni i fondi sono stati tagliati del 400%. In questo modo il servizio civile perde dignità. Le reti sociali, schiacciate su una programmazione annuale degli stanziamenti, di volta in volta più scarsi, non riescono neppure a progettare le loro linee di intervento. Come minimo servirebbe una programmazione triennale. Siamo tutti in attesa delle scelte del Governo, che al momento non sono ancora visibili».
Rifiuto della violenza e impegno per la pace sono stili di vita evangelicamente motivati che appartengono alla storia del cristianesimo sin dai suoi esordi. Il 12 marzo la Chiesa ha celebrato, come ogni anno, la festa di san Massimiliano, un giovane cartaginese martire nel 285 d.C. per obiezione di coscienza al servizio militare. Anche il Tavolo ecclesiale sul servizio civile (Tesc), che riunisce vari enti di ispirazione cristiana, ha scelto questa data come punto di riferimento e dal 2003 organizza a Roma un incontro annuale rivolto ai suoi volontari.
Ma questo non è un anno come tutti gli altri: i ritardi nelle partenze dei giovani hanno imposto un cambio di programma. «Il rischio era di avere una presenza ridotta da parte dei volontari, molti dei quali entreranno in servizio nei prossimi mesi – spiega ancora Marsico - Naturalmente ci sono problemi più importanti, ma anche questo è, a suo modo, un segnale eloquente». Così, gioco forza, l'incontro con i volontari si è trasformato in un seminario rivolto a responsabili regionali degli uffici pastorali, delle associazioni e degli enti accreditati. Come spunto per la riflessione è stato scelto il tema indicato da Benedetto XVI per la recente Giornata mondiale della pace: "Educare i giovani alla giustizia e alla pace". Durante il seminario sono stati ribaditi, soprattutto da parte dei diretti interessati, il desiderio di impegnarsi, ma anche il timore per una situazione quanto mai critica.
«Bisogna continuare a comunicare il grande valore del servizio civile – ha detto Silvia Conforti, rappresentante nazionale dei giovani in servizio civile – Anche se oggi è una scelta e non più un'obiezione di coscienza, non vogliamo dimenticare le radici che hanno portato alla nascita di un servizio così importante nella promozione della giustizia e della pace». All'incontro ha partecipato anche monsignor Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Acerenza e segretario della Commissione episcopale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia e la pace. Pur osservando nei giovani un «disagio profondo» che a volte li rende «sconcertati dal presente e pessimisti sul futuro», l'Arcivescovo ha espresso grande fiducia nelle nuove generazioni. «Se incontreranno adulti cristiani capaci di educarli alla pace e alla giustizia secondo percorsi non omologati – ha detto – i giovani potranno tessere relazioni e incamminarsi insieme».
Dunque, un ulteriore appello al mondo delle istituzioni. Tra le tante voci che si levano in difesa del servizio civile c'è anche quella di Andrea Olivero, presidente nazionale Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani). Nei suoi discorsi preoccupazioni e speranze quasi si fondono: «Conosciamo il ministro Riccardi e sappiamo quanta disponibilità ci sia da parte sua su questi argomenti. Ma ora è necessario passare dalle parole ai fatti: ci rivolgiamo soprattutto al presidente Monti. C'è in gioco la coesione sociale, un elemento di cui il nostro Paese ha disperatamente bisogno».
Anche Olivero è fortemente critico nei confronti delle spese militari: «Per la maggioranza degli italiani la parola sicurezza va intesa soprattutto nel senso di sicurezza sociale. Invece, nonostante le parole, il Governo sembra ancora attestato su una logica novecentesca, quasi da ministero della guerra, dimenticando che i veri confini da difendere non sono quelli geografici, ma quelli del disagio, dell'abbandono e della separazione tra ricchezza e povertà».
Da tempo si discute di una riforma del servizio civile. In molti la invocano e diversi attori politici hanno presentato proposte di legge, ma i risultati concreti si fanno attendere. «Il 20 marzo a Roma ci saremo anche noi – spiega Olivero – e porteremo varie proposte. Bisogna ragionare sul ruolo delle Regioni e imparare a guardare al servizio civile come a un investimento strategico. Ma quello che più ci sta a cuore è il rispetto dei valori etici e della funzione educativa: il servizio civile non è mano d'opera a basso costo».
Lorenzo Montanaro