08/05/2011
Flavio Lotti alla Marcia della Pace 2010 (Foto: Ansa)
«Abbiamo bisogno di ripensare e ricostruire il movimento per la pace a partire da ciascuna delle nostre città. A ciascuno di fare qualcosa». Questo, nelle parole del coordinatore della Tavola della Pace Flavio Lotti, il punto di riferimento di tutte le iniziative in vista della 50° Marcia della Pace Perugia-Assisi. Punto di riferimento emerso già al 29° Seminario nazionale della Tavola della pace (che è stato dedicato a Vittorio Arrigoni, il volontario sequestrato e ucciso a Gaza il 15 aprile scorso), la “tre-giorni” svoltasi ad Assisi alla metà di aprile, alla quale hanno partecipato oltre trecento persone (membri di associazioni, insegnanti, giornalisti) da tutta Italia.
- Flavio Lotti, il popolo della pace prepara la Perugia-Assisi mentre il Nord Africa è nel caos e l’Italia è di nuovo in guerra…
«Per questo i partecipanti al seminario hanno insistito sull’urgenza di difendere i diritti umani e fermare le violenze sui civili. Nei Paesi dov’è in corso la repressione occorre inviare una Commissione d’inchiesta dell’Onu. Abbiamo il dovere di sostenere concretamente chi sta lottando per la libertà e la democrazia, la dignità, la giustizia. I governi occidentali non possono fare la guerra in Libia e fingere di non vedere il sangue che scorre in tanti altri paesi del Medio Oriente».
- Tuttavia, da molte parti si ritiene che l’intervento della Nato fosse inevitabile...
«Di fronte alla tragedia che si sta consumando in Libia, l’alternativa è tra continuare la guerra o fare ogni sforzo per fermarla. Fermarla non vuol dire risolvere il problema. Vuol dire evitare che peggiori. Il primo obiettivo dell’Italia, dell’Europa e della Comunità internazionale oggi dev’essere fermare la guerra per fermare la strage di civili, rompere la spirale della violenza prima che la sua morsa diventi troppo stretta».
- In che modo?
«Dobbiamo puntare a una tregua che consenta di portare aiuto alla popolazione e poi raggiungere il cessate il fuoco. La politica deve strappare alle armi il controllo della situazione. Non aggiungerne altre. Non è da oggi che diciamo che è venuto il tempo di chiudere con i bombardamenti e inviare una missione dell’Onu sotto la guida del Segretario Generale in grado di proteggere realmente i civili».
- Meno di un mese fa è stato assassinato Vittorio Arrigoni. Un altro martire della pace…
«Di fronte all’inquietante uccisione di Arrigoni fin da subito abbiamo chiesto al Governo italiano di impegnarsi a ottenere piena luce sulla vicenda. Ma anche di assumere una forte iniziativa politica per mettere fine all’assedio di Gaza. Il lavoro di Vittorio deve continuare: occorre tenere acceso i riflettori su Gaza fino a che il mondo non vorrà scrivere la parola pace in Terra Santa».
- Quali le prossime tappe, in vista della Marcia per la pace?
«Il seminario nazionale si è concluso con l’approvazione di un ampio piano di lavoro che culminerà con il “Meeting dei 1000 giovani per la pace” e la “Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli” del prossimo 25 settembre. C’è urgenza di ripartire dalle nostre realtà locali, dalle nostre città. Se davvero vogliamo la pace non possiamo che cominciare dai luoghi in cui viviamo promuovendo accoglienza e rispetto dei diritti umani per tutti. A ciascuno di fare qualcosa».
Luciano Scalettari