08/05/2011
Un'istantanea della Perugia-Assisi 2010 (Foto: Brancolini/Tavola della Pace)
Un appuntamento decisivo, quello del 12 giugno: dipenderà dal voto al referendum il fatto che sia sancito che l’acqua non è un bene privatizzabile, che è un bene comune e un diritto fondamentale.
Al 29° Seminario nazionale della Tavola della Pace il tema del prossimo referendum (ben due quesiti della consultazione riguarderanno l’acqua) è stato fra quelli più dibattuti. Ai lavori ha partecipato Paolo Carsetti, del Comitato referendario per l’acqua bene comune: «Ci sono due Italie», ha detto. «Quella dei palazzi della politica, che ha prodotto la legislazione più privatizzatrice d’Europa e forse del mondo (a parte forse il Cile di Pinochet); ma anche quella che si è mobilitata, che ha raccolto le firme, che ha sensibilizzato, fatto banchetti e raccolte di adesioni ovunque. Un’Italia, quella che ha promosso i referendum, che non è contro qualcosa, ma per qualcosa: l’acqua bene comune».
«I referendum sull’acqua», ha aggiunto Carsetti, «sono quelli che hanno raccolto più firme di qualsiasi altro referendum nella storia della Repubblica. Frutto di un lavoro intenso di reti di associazioni, di gruppi di volontariato, di realtà locali di ogni tipo. Una fitta rete nazionale costituita da una miriade di comitati e realtà locali».
Che l’acqua abbia a che fare con la pace è sempre più evidente: tutti gli analisti sostengono che nel prossimo futuro le guerre si combatteranno prima di tutto per l’oro blu, sempre più prezioso e sempre più raro. Già ora, sull’acqua, si combattono dure guerre del business, dicono i Comitati per l’acqua pubblica, come dimostrano i processi di privatizzazione avvenuti in tanti Paesi del mondo.
«Noi riteniamo che non si devono fare profitti sull’acqua. Nei referendum del prossimo giugno», ha sottolineato Carsetti, «si vanno ad abrogare due norme, una approvata dal centro destra, l’altra approvata dal Centrosinistra. Quindi, non è certamente una scelta di parte, ma una rivendicazione perché sia riconosciuto nell’acqua un bene comune essenziale e di tutti. Vincere i referendum – anche quello sul nucleare – significa aprire degli spazi politici importanti alla società civile che ha portato avanti queste battaglie di libertà. E significa anche ridare forza allo strumento del referendum, che ancora una volta la politica sta cercando di oscurare e di rendere inutile».
Luciano Scalettari