Armi made in Italy, cresce l'export

Rete disarmo e Tavola della pace analizzano il Rapporto 2012 del Governo. Aumentano le esportazioni verso le zone di maggior tensione del mondo ma diminuiscono le informazioni fornite.

Dall'Arabia Saudita al Pakistan passando dalla Cina, i nostri clienti

05/05/2012
Foto archivio Famiglia Cristiana.
Foto archivio Famiglia Cristiana.

Anche Giorgio Beretta, ricercatore della Rete italiana per il disarmo, lancia l'allarme: «Siamo seriamente preoccupati. Non tanto per le facilitazioni ai trasferimenti intra-comunitari, ma per il rischio che, attraverso una serie di riesportazioni, armi italiane possano essere destinate verso zone di conflitto o addirittura finire in mano a reti terroristiche».


A riguardo parlano i dati più di qualunque considerazione. Un recente dossier della rivista Missione Oggi documenta le esportazioni di armi autorizzate da Paesi Ue nel quinquennio 2006-2010: l'elenco dei maggiori acquirenti comprende Arabia Saudita (12 miliardi di euro), Emirati Arabi Uniti (9 miliardi), India (5,6 miliardi), Pakistan (4 miliardi), Venezuela (1,6 miliardi), Cina (1,2 miliardi), Egitto (1,1 miliardi), Libia (1 miliardo). 

Tutte aree calde, segnate da tensioni e conflitti. A questi dati la Rete italiana per il disarmo e la Tavola della pace rispondono con l'impegno. Chiedono al Parlamento europeo di definire presto una legge sulle esportazioni di armi. La Posizione Comune elaborata dall'Ue nel 2008 è un buon punto di partenza, ma al momento non è né vincolante né sanzionatoria: bisognerebbe dunque trasformarla in una direttiva.

Non solo: le due associazioni hanno elaborato un documento in dieci punti da presentare ai parlamentari europei, una serie di regole trasparenti e puntuali che, se adottate, potrebbero cambiare la situazione: 1. migliorare i criteri restrittivi della normativa vigente 2. introdurre il divieto di esportazioni verso Stati belligeranti 3. estendere i divieti ai Paesi che presentano alti livelli di spesa militare 4. estendere i divieti ai Paesi che non rendono pubbliche le loro esportazioni e importazioni di armamenti 5. estendere il regime di autorizzazioni e controlli alle armi "non a specifico uso militare" (un punto sul quale anche la legge italiana andrebbe rivista) 6. controllare gli intermediari di armamenti 7. rendere vincolante la comunicazione delle esportazioni di armamenti 8. migliorare la relazione annuale e la trasparenza 9. promuovere il controllo parlamentare e il confronto con la società civile 10. promuovere il riordino dell'industria militare e la riconversione a fini civili.

Lorenzo Montanaro
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