Niente parata, lo chiedono in molti

Cresce il consenso di ampi settori della società civile e della politica attorno alla richiesta di cancellare la parata del 2 giugno. Ultimi esempi: Tavola della pace e Sbilanciamoci.

Da Vendola a Di Pietro, le reazioni dei politici

30/05/2012
Un edificio distrutto dal terremoto a Cavezzo (Foto Ansa).
Un edificio distrutto dal terremoto a Cavezzo (Foto Ansa).

«Sono stato educato al rispetto delle Istituzioni, ma devo dire che questa volta non riesco proprio a condividere la scelta di confermare la parata militare del 2 giugno, di confermare cioè una manifestazione che stride terribilmente con il sentimento di dolore e di lutto che avvolge il Paese intero». Così Nichi Vendola, presidente di Sel (Sinistra Ecologia Libertà), riguardo alla decisione del Presidente della Repubblica Napolitano di mantenere le celebrazioni del 2 giugno e la parata militare.

Vendola considera la decisione «un errore»: «L'Italia ha il cuore spezzato», ha aggiunto. «Siamo di fronte ad un terremoto che non finisce mai, che continua a terrorizzare e a distruggere. È bene che oggi tutti quanti si stringano attorno alle popolazioni e ai territori colpiti dal sisma».

Ma non solo Vendola. Sono state tante le reazioni del mondo politico, anche di segno opposto.

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, ad esempio, ha invece dichiarato di rispettare e condividere la decisione del Quirinale: «Siamo un grande Paese», ha detto, «e seppure in una forma sobria dobbiamo tenere insieme l'idea della Repubblica e la risposta alla disgrazia. Napolitano non è certo insensibile a quello che è avvenuto ma l'idea della Repubblica ha anche a che fare con la solidarietà e la comunità».

La posizione più critica è quella espressa da Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei Valori: «C'è un modo nobile e un modo furbo per dedicare il 2 giugno alle vittime del terremoto», ha detto. «Il primo è quello di rinunciare ai soldi della parata militare per destinarli ai territori colpiti dal tragico sisma. Il secondo è fare ugualmente la parata dedicandola ai terremotati. Come dire che con un brindisi e una preghiera si risolve tutto. Questa è una trovata di pessimo gusto».

Allestimento delle tribune per la parata del 2 giugno di quest'anno. Il ministero della Difesa si scusa con i cittadini per i disagi. Foto Ansa.
Allestimento delle tribune per la parata del 2 giugno di quest'anno. Il ministero della Difesa si scusa con i cittadini per i disagi. Foto Ansa.

Per il Pdl ha preso posizione Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera: «Pur in una emergenza nazionale per ciò che sta avvenendo in Emilia Romagna e in altre zone del Paese, la parata del 2 giugno rappresenta il senso di nazione e dunque esprime anche la tenuta di un popolo e di uno Stato. La scelta del Quirinale di mantenere la celebrazione, realizzandola nel modo più delimitato possibile, mi pare rispondere all'esigenza di tenere conto del dolore per le vittime e per i danni».

E la Lega? Decisamente contraria alla celebrazione. Attraverso facebook, ad esempio,Roberto Maroni ha lanciato un appello a Napolitano, in quanto capo delle Forze Armateperché «annulli la maxi-parata militare del 2 giugno, la sostituisca (se proprio serve) con una sobria manifestazione nel cortile del Quirinale e devolva i tanti quattrini così risparmiati alle famiglie colpite dal terremoto».

Anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha affidato a alla rete – tramite Twitter – un «ultimo rispettoso appello» perchè la sfilata del 2 giugno «venga sostituita con i più essenziali onori all'Altare della Patria». Dalla provincia di Modena, dove Alemanno è andato la scorsa notte per portare aiuti ai terremotati, ha detto: «Sono ancora più convinto che siano in tempo per annullare la sfilata. Non è solo il problema del risparmio, che ancora ci sarebbe, ma è il segnale che la gente si attende».

Infine Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista: «Nel 1976», ha dichiarato, «Lelio Basso scrisse all'allora ministro della Difesa Arnaldo Forlani ringraziandolo per aver annullato la parata militare del 2 giugno, dopo il terremoto in Friuli: è la lettera che noi non possiamo scrivere oggi a Napolitano e a Monti! Evidentemente persino i democristiani fecero meglio dell'attuale Presidente della Repubblica e del governo Monti, cogliendo un sentimento diffuso nel Paese: dopo una tragedia immane non è eticamente concepibile spendere soldi dello Stato per una parata inutile».

Luciano Scalettari
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