29/02/2012
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La lista è lunga: sono infatti 3.313 le associazioni che non hanno rispettato i criteri per l’iscrizione all’Anagrafe unica delle Onlus e che a fronte di questo giudizio sono state costrette a chiudere o a cambiare statuto, savlo finire segnalate alla Procura della Repubblica per truffa. Dal 2007 al 2012, l’Agenzia del Terzo settore ha contribuito a far chiarezza, dando parere positivo per la cancellazione all’Agenzia delle entrate. Una preziosa attività ispettiva che diventa a rischio dopo l’annunciata chiusura dell’Agenzia e il relativo passaggio di competenze alla Direzione per il volontariato e l’associazionismo del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Il picco più alto di Onlus sospette si è registrato nel 2009 quando i pareri positivi per la chiusura sono stati 1.053. Lo scorso anno, invece, le associazioni che non rispettavano i criteri sono state 253, mentre nei primi mesi del 2012 (i dati sono aggiornati al 21 febbraio) le Onlus fantasma risultavano essere già 18. «La nostra è un’indagine documentale e riguarda la coerenza degli statuti e delle regole. Si guarda poi alle attività che dalle associazioni vengono svolte», sottolinea il direttore dell’Agenzia del Terzo settore, Gabrio Quattropani. «Oltre tremila pareri postivi (su
3.657 pareri richiesti, ndr.) è un numero importante se si considera che nei registri delle Onlus ci sono in tutto circa 16.000 associazioni, presenti in tutta Italia».
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Fino al 2003 un’associazione si poteva iscrivere al registro delle Onlus senza problemi, i controlli di effettiva corrispondenza con quanto dichiarato venivano effettuati ex post dalla Agenzia delle entrate che si avvale appunto del parere non vincolante dell’Agenzia del terzo settore. Poi un decreto ministeriale (n.266/2003) ha introdotto il controllo preventivo sullo statuto, che ha carattere puramente formale e spesso non basta a chiarire se l’associazione svolge o svolgerà le attività che ha effettivamente dichiarato. Per questo sono necessari anche i controlli successivi.
«Questa è un’attività importante e che in linea teorica potrebbe continuare anche dopo il passaggio di competenze al ministero, a patto però di potenziare molto la struttura ministeriale», sottolinea Emanuele Rossi, consigliere dell’Agenzia del Terzo settore: «Ma sarebbe necessario un investimento ingente e dubito che questo avverrà». La stessa preoccupazione è condivisa anche dal direttore Quattropani che sottolinea come verrebbe a cadere anche l’elemento della terzietà. «Temo che il percorso che abbiamo costruito in questi anni andrà perso», afferma Quattropani,
«uno degli elementi che caratterizza questi strumenti è la distanza che devono avere dal contesto politico e dalle organizzazioni, conoscendo entrambi i mondi e intervenendo in modi distaccati. E non capisco come possa essere recuperata in termini pieni una modalità di relazione col Terzo settore attraverso un sistema dimesso».
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