10/03/2012
Un padre e un figlio chiedono la carità nella capitale greca (foto Ansa).
Uno degli effetti più immediati della durissima crisi che va avanti ormai dal 2009 è che i greci hanno ricominciato ad emigrare in massa. Verso l'estero, soprattutto. Ma c'è anche una migrazione interna, di ritorno verso le campagne. I più giovani e istruiti guardano con attenzione al Regno Unito, agli Stati Uniti, alla Germania e all'Australia, dove esiste già una forte comunità greca. In occasione di un seminario informativo sulle procedure di concessione dei visti e sulle politiche di immigrazione organizzato dal governo australiano ad Atene ai primi di ottobre, le richieste arrivate, secondo il centro di ricerche americano Stratfor, sono state 12mila. Nel 2010 erano state 42.
Secondo Costas Dimitriou, numero uno della sezione tedesca del SAE
(l'organizzazione che rappresenta i greci all'estero), dall'inizio della
crisi la comunità greca in Germania, 300mila persone, è cresciuta di
10mila unità. «Non abbiamo mai visto niente del genere» ha spiegato in
un'intervista all'agenzia Reuters. Ma a scappare dal Paese non sono solo
i greci: anche i molti migranti che negli scorsi anni si erano
trasferiti in Grecia dalla Bulgaria, dalla Macedonia, dall'Albania,
dalla Romania, stanno pian piano tornando verso casa. E poi, come
dicevamo, c'è l'emigrazione interna di ritorno verso le campagne:
secondo i sindacati degli agricoltori, fra il 2008 and 2010 circa 38.000
lavoratori sono tornati dalle città, dove avevano perso o lasciato il
lavoro, verso i paesi d'origine, per occuparsi dell'agricoltura.
Un mercato di contadini ad Atene (foto Ansa).
Anche se nemmeno il settore agricolo se la passa troppo bene: i consumi nel Paese si sono ridotti drasticamente, anche quelli alimentari, per via della diminuzione del potere d'acquisto e per le tasse aumentate anche sui prodotti alimentari. Il risultato è che in Grecia si moltiplicano i mercati agricoli che effettuano la vendita diretta: così si abbattono i prezzi di intermediazione e i contadini evitano di lasciare frutta e verdura a marcire nei magazzini.
Federico Simonelli