Grecia, dalla crisi al disastro sociale

Si allungano le file davanti alla mense dei poveri, organizzate dalla Chiesa ortodossa. Gli stipendi minimi saranno tagliati anche del 32%. E si cerca di fuggire in campagna.

Il leader del principale sindacato: la gente non ne può davvero più

10/03/2012
Stathis Anestis, vicesegretario generale e portavoce del Gsee, il principale sindacato greco.
Stathis Anestis, vicesegretario generale e portavoce del Gsee, il principale sindacato greco.

FamigliaCristiana.it ha intervistato Stathis Anestis, vicesegretario generale e portavoce del Gsee, il principale sindacato greco, che rappresenta i lavoratori del settore privato.

Che cosa pensa dell'ulteriore riduzione dei salari che è stata decisa con l'ultimo piano di austerità chiesto dai creditori internazionali?
  «E' una misura inaccettabile, ingiusta e inefficace. La troika ci chiede di rafforzare la competitività della Grecia: le parti sociali sono d'accordo su questo punto: siamo in un paese in cui la stragrande maggioranza delle imprese sono di piccole dimensioni e i salari sono scesi in un anno del 14,3%. Ma la riduzione del costo del lavoro non è la soluzione».

Saranno ridotte ulteriormente anche le pensioni complementari?
  «I pensionati e i salari bassi in Grecia sono quelli che maggiormente hanno accusato il peso della crisi. Quella del taglio delle pensioni è una soluzione sin troppo facile, che però aumenterà la povertà e ucciderà i fondi pensionistici».

Pensa, come molti dicono, che queste misure avranno un ulteriore effetto recessivo?
  «Si, pensiamo che le richieste della trojka peggioreranno ulteriormente la situazione, già ora difficilissima. La gente non ne può davvero più».

Federico Simonelli
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