Il rogo di Primavalle, 40 anni senza giustizia

09/05/2013
Il rogo di Primavalle. Il corpo carbonizzato di Virgilio Mattei, 22 anni (Foto: Ansa).
Il rogo di Primavalle. Il corpo carbonizzato di Virgilio Mattei, 22 anni (Foto: Ansa).

Quarant'anni fa. Era la notte del 16 aprile 1973. Alcuni membri dell’organizzazione extraparlamentare di estrema sinistra Potere Operaio versano benzina sotto la porta dell’appartamento della famiglia Mattei. Vi abitano, al terzo piano delle case popolari di via Bernardo da Bibbiena, Mario, la moglie Annamaria e i figli.

Mario Mattei era allora il Segretario della Sezione “Giarabub” del Movimento Sociale Italiano, a Primavalle. L’incendio divampa veloce, in breve distrugge l’intero appartamento. Annamaria, la mamma, insieme ai due bambini più piccoli (Antonella, 9 anni, e Giampaolo di soli 3), riesce a fuggire dalla porta principale. Altre due figlie si salvano: Lucia, 15 anni, aiutata dal padre si cala nel balconcino del secondo piano e da lì si getta, presa al volo ancora dallo stesso Mario Mattei. Silvia, 19 anni, si lancia dalla veranda della cucina: riporterà solo qualche frattura.

Invece, va peggio agli altri due figli: Virgilio, 22 anni, militante missino nel corpo paramilitare dei Volontari Nazionali, e il piccolo Stefano di 10 anni muoiono carbonizzati. Il dramma si svolge sotto gli occhi della folla radunatasi davanti al palazzo. Il corpo carbonizzato di Virgilio rimane appoggiato al davanzale.

Le indagini della magistratura individuarono da subito la pista di Potere Operaio: il 18 aprile 1973 fu arrestato Achille Lollo come presunto responsabile (farà due anni di detenzione preventiva). Oltre a lui, vengono poi rinviati a giudizio anche Marino Clavo e Manlio Grillo, entrambi latitanti.

Il processo di primo grado iniziò il 24 febbraio 1975 e durò tre mesi, tra violente manifestazioni della sinistra extraparlamentare che, al grido di "Lollo libero", sostenne i tre imputati. Si chiuse con l'assoluzione per insufficienza di prove degli imputati.

In Appello, invece, i tre furono condannati per omicidio preterintenzionale a 18 anni di carcere. Nel frattempo, anche l’unico in stato di arresto, Achille Lollo, fu rilasciato in attesa di processo d’appello. Si rese latitante e si rifugiò in Brasile. Grillo fuggì in Nicaragua. Il terzo, Clavo, non è mai stato rintracciato.

La magistratura tornò a interessarsi del rogo di Primavalle nel 2005, in seguito a nuovi elementi emersi da una serie di interviste e ammissioni. Achille Lollo disse al Corriere della Sera che furono sei i partecipanti all’attentato, indicando anche i nomi degli altri tre membri del “commando”. Oreste Scalzone, all’epoca dirigente di Potere Operaio ammise ai microfoni di RaiNews24 che aveva aiutato due dei colpevoli a fuggire. Inoltre, Franco Piperno, all’epoca dei fatti Segretario nazionale di Potere Operaio, raccontò a Repubblica che il vertice di movimento era stato informato di tutto, anche se dopo che il fatto era avvenuto.

Infine, sempre nel 2005, Manlio Grillo ammise per la prima volta in un'intervista le proprie responsabilità. Non solo, confessò che la cellula terrorista di cui faceva parte era legata alle Brigate Rosse. Così il caso è stato riaperto, dalla Procura di Roma, ma con l’ipotesi di reato di strage, per il quale non si applica la prescrizione.

Nello stesso 2005 la famiglia Mattei sporse denuncia indicando come mandanti della strage tre dirigenti di Potere Operaio: Lanfranco Pace, Valerio Morucci e Franco Piperno.

Luciano Scalettari

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