24/09/2012
Concilio Vaticano II in San Pietro.
Giungere al cuore
della sua vitalità.
Ecco il passaggio
significativo
che compie il legame
uomo-donna
con il concilio
Vaticano II.
Non più attenzione
al solo fine
procreativo,
ma anche al bene
dei coniugi.
Una novità epocale
su cui ancora
si discute
e da cui si intende
certamente ripartire
per il futuro.
Il cristianesimo, nel corso della sua storia oltre bimillenaria,
ha compreso il matrimonio e la famiglia
nell’orizzonte del bene dei coniugi e del bene
dei figli. Le due finalità, tuttavia, non hanno avuto
lo stesso peso e valore. La cosiddetta gerarchia
dei fini che, dal periodo medievale con san Tommaso,
è arrivata fino al concilio Vaticano II
(1962-1965) teorizza, come fine primario, la procreazione
e l’educazione dei figli; e, come fine secondario,
il mutuo aiuto dei coniugi.
Una lunga tradizione ha esaltato, così, il valore-bene
della procreazione e ne ha grande merito, ma ha
trascurato teoricamente il bene (valore, qualità) della
relazione di coppia, e in questo ha mancato. Dalla
qualità della relazione di coppia, infatti, tutto dipende
in termini di autenticità, compresa la procreazione educazione
dei figli. Se non sono sposi riusciti, è difficile
pensare che possano diventare genitori riusciti.
Luigi Lorenzetti