23/09/2012
L'apertura del Concilio Vaticano II.
Oltre che per la sua reale universalità,
tuttavia, il Vaticano II si caratterizzò
anche, e soprattutto, per la novità
dell’approccio. Non erano in discussione,
infatti, laceranti decisioni dottrinali
- come quelle che caratterizzarono
i primi concili o l’assise di Trento,
dominati i primi dalle questioni
cristologiche e il secondo dal dramma
della riforma protestante - ma un insieme
di problematiche legate al nuovo
rapporto fra Chiesa e modernità.
Anche per questo - a differenza di
quanto era avvenuto in precedenti occasioni
- non si dovettero emanare scomuniche
o interdetti, pur se su non
pochi punti il Vaticano II è giunto a
precise indicazioni dottrinali (segnando
così, in positivo, la via da seguire,
piuttosto che indicando, in negativo,
gli errori, o le eresie, da condannare).
Altra importante caratteristica del
Vaticano II fu quella della franca apertura
alle altre confessioni cristiane, da
quelle dell’Oriente ortodosso - con le
quali venne avviato un proficuo dialogo,
sancito dalla comune rinunzia alle
reciproche scomuniche - a quelle
della vasta area del protestantesimo,
grazie alla presenza di qualificati osservatori
con i quali venne avviato un
dialogo ecumenico destinato a dare
frutti, sia pure non con l’immediata
fecondità che da parte di molti era stata
auspicata, nei successivi decenni.
In prospettiva storica va anche sottolineata
la totale (e fino ad allora inedita)
libertà che caratterizzò i lavori del
Vaticano II e che non trova alcun precedente
nella lunga storia della Chiesa.
I primi concili vennero indetti, talora
presieduti, sempre seguiti e controllati,
dagli imperatori di Oriente; quelli
medievali vennero essi pure fortemente
condizionati dal potere politico, in
una linea che si ripeté in occasione del
Concilio di Trento; il Vaticano I, apertosi
nel dicembre del 1869 e prematuramente
interrotto pochi mesi più tardi,
registrò esso pure, anche se in forma
meno plateale, pesanti interferenze
dei vari governi, soprattutto dell’Occidente
europeo, in particolare a proposito
della questione dell’esercizio
dell’autorità del Pontefice e dell’infallibilità
delle decisioni da questi assunte
in materia di fede e di dottrina.
In occasione del Vaticano II non
mancò l’esplicito interesse dei vari governi
(attraverso i loro ambasciatori
presso la Santa Sede e altri canali) ai
dibattiti su alcune questioni dottrinali,
dalla liceità delle armi atomiche
(oggetto di netto ripudio da parte dei
padri conciliari) a quella del comunismo;
ma nulla di paragonabile alle antiche
interferenze, a dimostrazione di
una ritrovata libertà della Chiesa che
la pur inizialmente contrastata stagione
del liberalismo mostrava di assicurare
in maniera assai più reale rispetto
alla non disinteressata protezione
accordata alla Chiesa dai “re cristianissimi”
e dagli “Stati cattolici”.
È appena il caso di sottolineare
(ma il punto appare di importanza
tutt’altro che marginale) l’ampio rilievo
che il Vaticano II ebbe nell’opinione
pubblica mondiale, grazie ai mezzi
di comunicazione di massa che nelle
precedenti sessioni erano assenti e
che consentirono un’informazione rapida
ed essenziale, anche se non sempre
obiettiva, dei lavori conciliari, delle
sedute pubbliche, dei lavori delle
commissioni, degli incontri a latere.
Non è irrilevante, al riguardo, osservare
che ancora oggi alcune narrazioni
“giornalistiche” dell’evento conciliare
sono di grande importanza per la
ricostruzione della storia del Vaticano
II, delle sue dinamiche interne, talora
dei suoi retroscena (non senza,
in qualche caso, talune indulgenze alla
cronaca minuta, se non al pettegolezzo).
Si deve riconoscere, tuttavia
che - accanto, ovviamente, agli Atti
conciliari, ormai pressoché integralmente
pubblicati - quelle giornalistiche
rappresentano ancora oggi un tassello
importante al fine della lettura
della storia, esterna e interna, del concilio
Vaticano II.
Sotto questo insieme di punti di osservazione,
è possibile affermare con tranquilla sicurezza che il Vaticano II
ha rappresentato un unicum nella storia
della Chiesa, un avvenimento che
non ha alcun reale termine di confronto
con la lunga teoria dei concili
che lo hanno preceduto. Il continuo
susseguirsi di scritti - critici ma anche
memorialistici - sul Vaticano II non fa
che confermare l’importanza di quello
che può propriamente considerarsi
un evento epocale.
Giorgio Campanini