04/03/2013
L'interno di una chiesa cattolica in Cina. Foto Reuters.
Papa Benedetto XVI ha in più occasioni dimostrato di avere nel cuore l’Asia, il continente dove vive oltre la metà della popolazione mondiale e i cristiani sono il 3 per cento.
Una predilezione speciale Ratzinger l’ha manifestata per la Cina, dove la Chiesa vive una situazione a dir poco difficile, minoranza organizzata ma a lungo perseguitata (i cattolici sono circa 12-13 milioni su una popolazione di almeno un miliardo e trecento milioni di persone).
Dopo un solo anno dall’elezione, Ratzinger crea
cardinale Joseph Zen Ze-kiun, il combattivo vescovo di Hong Kong (ora emerito). Nel 2007 pubblica la
Lettera ai cattolici cinesi, in cui apre al dialogo con Pechino, ma al contempo conferma i punti essenziali della fede cattolica, tra i quali la possibilità-necessità per il Papa di nominare liberamente i vescovi. Nel 2010 il Papa nomina il salesiano Savio Hon , teologo di Hong Kong, come numero due della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Sia Hon che Zen fanno parte della Commissione per la Chiesa in Cina, istituita da Benedetto XVI.
Un altro segno di predilezione per la Cina lo si evince dalle parole pronunciate dal Papa il 29 maggio 2010 in occasione del quarto centenario della morte di padre Matteo Ricci, il gesuita marchigiano che rappresenta un esempio riuscito di unione feconda tra fede e ragione.
Picccoli cattolici cinesi. Foto Reuters.
La Costituzione cinese prevede libertà di credo per i cittadini;
sottopone, però, la pratica religiosa al controllo: riti e celebrazioni
sono possibili solo nei luoghi autorizzati. Le cinque religioni ammesse sono: buddhismo, taoismo, islam, cattolicesimo e protestantesimo (Pechino li distingue come religioni diverse). È attraverso l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi che il Governo interferisce nella vita della Chiesa,
dalla gestione dei seminari alle attività sociali. Ciò ha prodotto una
frattura fra i cattolici: c’è una “comunità ufficiale” che accetta tale
situazione, mentre chi rifiuta l’ingerenza del potere politico è
considerato “clandestino”. Nella scelta dei vescovi il Governo pretende
di sostituirsi all’autorità del Papa: ciò ha costretto la Santa Sede a
intervenire negli ultimi anni con alcune scomuniche.
Gerolamo Fazzini
Dossier a cura di Alberto Chiara