25/02/2013
Il “motu proprio” che Benedetto XVI ha reso pubblico oggi ha lo scopo – com’è nella consuetudine di queste particolari lettere apostoliche – di precisare e chiarire punti specifici e particolari nelle norme ecclesiastiche.
Nel caso specifico, come aveva già anticipato il portavoce padre Lombardi, le precisazioni dovevano riguardare la «costituzione apostolica sul Conclave» in vigore, ossia quella emanata il 22 febbraio 1996 da Giovanni Paolo II. Sul testo del suo predecessore, Benedetto XVI, peraltro, aveva già emanato un precedente “motu proprio” nel 2007.
L’espressione latina “motu proprio” – traducibile letteralmente in italiano con l’espressione “di propria iniziativa” – indica un documento, una nomina o in generale una decisione presa, appunto, di propria iniziativa da chi ne ha il potere o la facoltà.
Per quando riguarda la Chiesa Cattolica e il Pontefice, s’intende un documento o una decisione del Papa che non è stato proposto da alcun organismo della Curia Romana. Secondo il Codice di diritto canonico, il Santo Padre è dotato del potere di esercitare sovranità immediata su tutta la Chiesa universale, come pure sulle chiese particolari e territoriali (le diocesi) in materia di dottrina.
L’emanazione di “Lettere apostoliche motu proprio” è piuttosto frequente: per rimanere agli ultimi pontefici Paolo VI ne pubblicò 42, Giovanni Paolo II 25, Benedetto XVI 17, incluso quest’ultimo.
Luciano Scalettari