07/11/2012
Monsignor GianCarlo Bregantini. Foto Ansa.
Tre sono le ragioni che hanno spinto i commercianti contro la liberalizzazione estrema della domenica. Infatti, è dalla base che è partita l’indignazione contro una libertà sfrenata. I valori in gioco sono, innanzitutto, quello antropologico: senza il riposo domenicale ogni uomo si fa vuoto, privo di luce, non gusta più le belle cose che fa. Il riposo è cioè antropologicamente necessario. In secondo luogo, c’è la ragione familiare perché le famiglie, specie le mamme costrette a lavorare di domenica, non hanno più la possibilità reale di seguire i loro figli, soprattutto gli adolescenti. La casa si spegne del calore familiare per un ipotetico vantaggio economicistico.Terzo: le motivazioni economiche. Si constata, infatti, che la legge sulle liberalizzazioni ha di fatto abbassato i ricavi del commercio di ben il 2 per cento.
I supermercati aperti perdono anche in termini finanziari. Non è vero che è un rimedio per rilanciare l’economia, anzi la peggiora. A dimostrazione che non basta la libertà, da sola, per dare slancio all’economia, ma occorre investire soprattutto in etica. Non si tratta, dunque, di una battaglia “clericale” né di difesa della Messa festiva, anzi anche le comunità ebraiche si sono alleate fortemente in questa campagna. È perciò una battaglia umana, sociale ed economica intelligente. L’obiettivo è creare un’imponente raccolta di firme per il cambio della legge sulle liberalizzazioni perché la regolamentazione del commercio domenicale passi alle Regioni, che potranno saggiamente distribuire tale opportunità a seconda della conformazione geografica e turistica delle varie località. L’apertura domenicale dei negozi diventa, così, un’eccezione, non una regola. Questo è il nocciolo etico e politico della proposta.
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Annachiara Valle