07/11/2012
«Dobbiamo riconquistare la famiglia. Lo dico da imprenditrice, da moglie, da madre». Mina Giannandrea, a nome di Federstrade, parla sfogliando le pagine del libro bianco. Anzi i due volumi che raccolgono, scritte a mano con tanto di timbro degli esercenti, centinaia di storie e testimonianze di commercianti della capitale. Roma è tra le prime città che si sono mosse in difesa della domenica e il cardinale Agostino Vallini ha subito supportato l’iniziativa. «Devo un grazie a lui, a monsignor Bregantini e, in particolare, a monsignor Mariano Crociata che si sono resi parte attivita nell’iniziativa intrapresa e non ci hanno fatto sentire soli», dice la Giannandrea.
Il libro bianco, che verrà pubblicato nelle prossime settimane, è una raccolta di storie e di speranze. Ma anche di denunce e di richieste. «Anche noi abbiamo il diritto di crescere e di goderci i nostri figli», scrivono i proprietari del negozio Pinky, mentre Arnaldo aggiunge: «I nostri figli hanno 10 e 11 anni, non sanno cosa vuol dire passare una domenica con tutta la famiglia». Lui e sua moglie fanno a turno per non lasciarli soli o chiedono aiuto ai nonni, ma quando saranno grandi «sarà ancora peggio perché allora staranno soli». Qualche pagina più in là Stefano scrive: «Che il lavoro nobiliti l’uomo è verissimo, ma lavorare tutte le feste e non chiudere più neanche la domenica servirebbe solo a dividere la famiglia».
«Siamo partiti da queste esperienze, dal bisogno sempre più sentito di ritrovarci con i nostri cari nel giorno di festa», spiega la Giannandrea. «Anche perché, aggiunge Venturi, «non solo è un sacrificio, ma è un sacrificio inutile perché i consumi non aumentano, semmai si spalmano su tutta la settimana, ma con vantaggio solo della grande distribuzione».
Senza peraltro che questo crei nuovi posti di lavoro. Anzi i dati di Confesercenti dicono che per ogni posto di lavoro (di solito precario) creato nei centri commerciali, di fatto scompaiono 10 posti nei piccoli negozi dei centri storici.
Annachiara Valle